• di Host
  • Mercoledì 11 settembre 2013

Venezia 70: Guida alla sopravvivenza (parte II)

Eccoci. Reduci e fieri. (La parte I? È qui.)

Die hard
Per riprenderci dall’ultimo Miyazaki e dalle sue atmosfere drammatiche (e fin troppo oniriche. Sarà che durante la proiezione notturna di sabato eravamo un po’ assonnati, sarà che l’addio alle scene del Maestro non poteva essere più triste), un documentario su Tinto Brass è quello che ci vuole: doveroso omaggio a uno dei più sottovalutati maestri del cinema italiano del secondo dopoguerra, il film ripercorre la carriera del regista veneziano dagli esordi in stile Nouvelle Vague alla fase più sperimentale, passando per Drop Out fino al celebre Salon Kitty, che inaugurò il filone erotico per cui è rimasto noto. Un talento, il suo, riconosciuto anche dal premio Oscar Helen Mirren, con lui sul set di Caligola. (Tra l’altro, nonostante l’età, pensiamo che Helen possa tranquillamente battere la ex-giovane Lindsay nell’elegantissima prova della monetina.)

Giovani, belli e dannati
A proposito di giovani, i teenager sono una presenza costante sia all’interno che all’esterno delle sale. Mentre in Palo Alto un viscido James Franco circuisce Emma Roberts, Terry Gilliam realizza il sogno di chiunque calpesti il red carpet: uno slancio con rincorsa verso una folla di ragazzine urlanti (in realtà una decina scarsa, ma molto rumorose: il colpo di scena che avrebbe fatto comodo a The Zero Theorem, piatto e poco convincente). La vera ressa, tuttavia, è provocata da Daniel Radcliffe, presente in sala durante la proiezione di Kill your darlings. Nel bellissimo esordio di Krokidas, l’ex Potter interpreta un inedito universitario Allen Ginsberg alle prese con le sue prime, violente esperienze omosessuali. L’entusiasmo romantico delle fan, però, non viene per nulla scalfito dal fatto che il loro maghetto preferito punti la bacchetta in tutt’altra direzione.

Quando la moglie è in vacanza
È che la devozione del pubblico non conosce età. Se ne trovano esempi dappertutto. Dall’anziano spettatore che sgomita per ottenere l’autografo di Tom Hardy (assieme a una grafia da medico della Mutua, il protagonista di Locke esibisce un look da vero hooligan), alle due wifey che si abbracciano ripetendo apprezzamenti per il suo aspetto fisico, pur confondendo il nome dell’attore con quello del personaggio interpretato. Il lapsus è giustificato dalla strepitosa performance di Hardy, certo: un cavaliere solitario su X5 che per cambiare il destino insito nel proprio nome guida nella notte verso “la cosa giusta da fare”.

Quella casa nel bosco
Non ci riferiamo al geniale film di Drew Goddard, ma alla nostra famigerata sistemazione immersa nella natura: tra insetti giganti e rumori sinistri, risulta più spaventosa di tutti gli horror in programma alla Mostra. Senza nulla togliere al consiglio di una senile coppia di splatterofili incontrati in sala, comunque, sia The sacrament che Wolf Creek 2 non sono riusciti a turbarci. Non quanto Moebius di Kim Ki-Duk e Miss Violence di Alexandros Avranas, almeno. In questi ultimi, la famiglia è il nucleo all’interno del quale si annidano ed esplodono le violenze e le perversioni. Non ci credete? Provate a chiederlo al nostro vicino di poltrona bergamasco, letteralmente pietrificato dalla già famigerata scena di evirazione girata dal regista coreano.

And the winner is
A proposito di perversioni… Non vi abbiamo ancora detto dei premi! Il momento più temuto da ogni spettatore della Mostra. Quello durante il quale ci si ritroverà a fare i conti con i propri gusti cinematografici più inconfessabili. Quello durante il quale si vedranno confermate o smentite le proprie impressioni. Quello in cui il contenuto del portafoglio potrà subire un considerevole cambiamento. In entrata, si spera. (Perché magari, al termine di una rapida consultazione alle quote di mercato dei bookmaker inglesi – perché sono sempre inglesi, questi bookmaker; che volete che gli interessi, a loro? Ma ce l’hanno una Mostra del Cinema, gli inglesi? – chi avrà indovinato il palmarès incasserà quanto scommesso.)

E a Venezia 70 com’è andata? Tanto per cominciare, il Leone d’Oro è stato assegnato a Sacro GRA di Gianfranco Rosi. (Bando alla pigrizia, facciamo una ricerca rapida: secondo Wikipedia, e di lei possiamo fidarci, l’ultimo Leone d’Oro italiano è Così ridevano di Gianni Amelio, del 1998. Qui avranno voluto premiare il messaggio, sospettiamo.) Il Gran Premio della Giuria è andato invece al franco/cinese Jiaoyou di Tsai Ming-liang, mentre Miss Violence, il greco disturbante cui accennavamo prima, porta a casa sia il Leone d’Argento per la miglior regia che la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile (Themis Panou).

La Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, invece, è andata a Elena Cotta, la coriacea guidatrice di Via Castellana Bandiera. (Non che fosse particolarmente loquace, la signora.) Premio speciale della giuria, invece, all’intenso Die frau des polizisten di Gröning. (Anche qui, forse, si è premiato il messaggio potente nascosto sotto tanto manierismo. C’è poco da ridere, però.) Il meritatissimo premio per la miglior sceneggiatura, in compenso, è andato a Steve Coogan e Jeff Pope, autori di quel gioiellino esilarante che è Philomena

Incontri ravvicinati del terzo tipo (a.k.a. Pics or it didn’t happen)
Siamo sinceri. Dopotutto ci si diverte, in Mostra. Il mutevole panorama cinematografico ha la sua importanza, ma, senza la giusta dose di (come dire?) chiasso assortito, rischia di essere solo un frustrante accumulo di proiezioni. Al termine di una lunga giornata in sala, quindi, brindare con Belvedere e Moet (gratis, per giunta, se ci si imbuca dietro a quelli con gli accrediti adatti) è la maniera migliore per venire a conoscenza del lato glamour della Mostra. E pazienza se gli incontri più interessanti si svolgono sempre durante le code per il bagno: Scamarcio barcollante tra i vespasiani è un’immagine che difficilmente dimenticheremo. Rispetto allo sguardo ambiguo di Nolan Gerrard Funk e all’inespressività della Miss Italia di turno, comunque, il nostro momento preferito rimarrà sempre la preghiera della socialite che, spazzolandosi la frangetta, l’altra sera ci si è rivolta così: “Voi sembrate persone intelligenti. Vi prego non giudicatemi”. Non preoccuparti. Non è il nostro stile.

– Paolo Ferro, Antonio Forestieri, Francesco Gallo, Chiara Marletta, Domitilla Pirro –

Host

Nata nel 1994 a Torino la Scuola Holden è una scuola di Scrittura e Storytelling dove si insegna a produrre oggetti di narrazione per il cinema, il teatro, il fumetto, il web e tutti i campi in cui si può sviluppare la narrazione. Tra i fondatori della scuola Alessandro Baricco, attuale preside.