Quando la scrittura fa paura
“Quella notte ero tra quelli che twittava dal treno. Ero terrorizzato: l’unica soluzione per uscire interi era far sapere al mondo intero in che situazione eravamo. Ma la storia del treno non è l’unica di quella sera: ne sono successe così tante quella notte che credo che a breve farò un racconto solo su quelle ore…”
Queste sono le parole di Stefano Dorigo, in risposta ad un commento di solidarietà che ha ricevuto sul suo profilo facebook il 22 agosto. Qual è la colpa di Stefano? Scrivere. La scrittura diventa un mezzo forte quando tratta di argomenti spinosi, come la costruzione della linea per l’Alta Velocità in Val Susa.
Stefano Dorigo nasce ad Udine nel 1986. Stefano è uno scrittore, ha scritto A Riot Of My Own, un romanzo sugli anni ’70 e gli esiliati italiani a Parigi, composto assieme a uno degli esuli, Pantaleo Elicio. Il suo prossimo romanzo sarà sulla lotta No Tav. Da qui partono le indagini, perché la scrittura spesso è un’arma più potente delle pietre, sussurra senza urlare la verità e penetra nelle trame dell’informazione, illumina la realtà. Il giovane scrittore, dopo un periodo di permanenza in Val di Susa per documentarsi al fine della stesura del libro, riceve il foglio di via della durata di due anni dai comuni di Avigliana, Bussoleno, Chiomonte, Exilles, Gravere, Giaglione e Susa.
Il caso di Stefano, però, non è il solo a far tornare in mente come l’Autore possa diventare, con la sua attività, oggetto di censura.
Sono parecchi gli scrittori che hanno parlato e l’hanno subita: si ricorda un’intervista di Kureishi e Houellebecq, intervista apparsa su ilmiolibro.it in cui i due autori parlano anche di censura. Kureishi dice: “Quando ho scritto il film My Beautiful Laundrette, che parla tra l’altro di un omosessuale musulmano, ci sono state manifestazioni di associazioni musulmane fuori dai cinema a New York. Sono stato anche accusato di essere un pornografo per alcune scene dei miei libri. Ma non ho mai provato l’autocensura. In letteratura, l’unico limite dev’essere quello dell’immaginazione. Nella vita reale, invece, questo è un mestiere che non aiuta a mantenere una relazione amorosa”.
I due romanzieri parlano di censura, Houellebecq racconta di come abbia funzionato l’intimidazione con lui, quando voleva scrivere sul processo contro alcuni gruppi musulmani e ha rinunciato. Kureishi spiega: “La letteratura rimane viva se esplora gli argomenti più complicati e pericolosi. […] Nell’ultimo decennio, dopo l’11 Settembre, le bombe a Madrid e a Londra, il crollo del sistema finanziario ed economico, mi sembra che stiamo attraversando un periodo tumultuoso ed entusiasmante. Se vedo un futuro per il romanzo è proprio nella capacità degli autori di descrivere questo mondo contemporaneo.” Houllebecq racconta così la censura: “Sai, la censura è qualcosa di strano. Durante un mio viaggio in Cina ho fatto un’intervista con un giornalista. Ha trascritto la nostra conversazione e poi ha sbarrato metà del testo. In un certo senso, la censura è chiara, prevedibile. Da noi c’è piuttosto una paura che previene qualsiasi conflitto. La definirei una situazione abbastanza malsana.”
In Occidente la censura è nascosta, la scrittura della realtà è ostacolata, si mandano fogli di via, denunce. Ci sono parti del mondo dove la censura si mostra con la forza, si pensi allo scrittore, giornalista e editore iraniano Abbas Maroufi nato a Tehran nel 1957. Tra le sue opere, tradotte in inglese e tedesco, la più famosa è il romanzo Symphony of the Dead in cui viene utilizzata la tecnica del flusso di coscienza.
Maroufi è il primo scrittore condannato a frustate in Iran e ora vive in esilio in Germania. Modi brutali per sorvegliare gli scritti. Se si pensa alla censura, viene in mente la decisione dell’assessore all’Istruzione della regione Veneto di invitare le scuole della regione a non adottare, far leggere agli studenti o conservare nelle biblioteche scolastiche e civiche, e anche nelle librerie della regione i testi degli scrittori che hanno sottoscritto nel febbraio 2004 l’appello pro-Battisti. Siamo di fronte quindi ad un caso di censura in cui una scelta personale degli autori influenza la distribuzione e la divulgazione delle loro opere. Tra i nomi spiccano quelli di Roberto Saviano, Massimo Carlotto, Tiziano Scarpa, Carlo Lucarelli, Valerio Evangelisti, Nanni Balestrini, Daniel Pennac, Giuseppe Genna, Giorgio Agamben, Girolamo De Michele, Vauro, Lello Voce, Pino Cacucci, Christian Raimo, Sandrone Dazieri, Loredana Lipperini, Marco Philopat, Gianfranco Manfredi, Laura Grimaldi, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Stefano Tassinari e tanti altri. Quest’azione era stata definita “il rogo dei libri”.
A proposito del fatto accaduto in Veneto Dacia Maraini spiega: “Tutte le dittature sono cominciate così, proibendo i libri. È una scelta molto grave”. Una vicenda simile è accaduta in Iran dove il regime islamico degli Ayatollah ha messo al bando tutti i libri dello scrittore brasiliano, Paulo Coelho.
Combattere la censura per lo scrittore sembra essere parte del cammino che percorre ogni giorno per raccontare le proprie storie: ci auguriamo che un giorno questa battaglia possa essere vinta.
– Stephania Giacobone –
Le risorse utilizzate per l‘articolo:
Lo scrittore e la censura. Kureishi e Houellebecq: “La nostra sfida”
Il Foglio di Via dello Scrittore NO TAV
Veneto: scrittori censurati e libri all’indice