I ricordi di Falcone, le storie e il futuro.
…Ripenso al sorriso che per 1 secondo Giovanni Falcone dedicò solo a me, quando, ragazzina, studentessa a Palermo, lo incrociai nell’androne del suo palazzo (io stavo per uscire – al 1° piano c’era il mio parrucchiere – lui arrivava) e mi trovai bloccata tra 4 uomini di scorta armati, avanti e a fianco a lui. Appena fuori dal portone c’era la sua auto (accanto alla magnolia) con lo sportello ancora aperto. Rimasi impietrita non sapendo come muovermi, lui si fermò, e con un sorriso rassicurante e gentile mi disse: “passa, passa, non preoccuparti…”, facendo un gesto galante con la mano…. Quegli attimi resteranno per sempre impressi nel mio cuore.
Daniela Lino (Facebook)
Forse basterebbe ricordarlo così, Falcone. Con un testo scritto da qualcuno che un giorno, più di vent’anni fa, lo ha incrociato sulla strada, lui uomo normale fra persone normali, prima che giudice speciale e cittadino modello.
Ma i ricordi arrivano lontano, fino a Capaci e a quel pomeriggio di vent’anni fa, come ci racconta qui Andrea Maneri, alias @little_caesar:
“Era il pomeriggio di un sabato di maggio, i primi scorci di una lunghissima estate, come sono quelle dei bambini, liberi da interrogazioni, esami e impegni lavorativi.
Eravamo in Sicilia, a Torrenova, in quella casa di campagna in mezzo agli agrumi, tanto amata e ora tanto rimpianta. La giornata era quasi finita, e stanchi di giocare all’aperto con il pallone eravamo rientrati in casa a far correre le macchinine. Ricordo perfettamente anche dove ero, seduto sui due scalini che dividevano il corridoio e la sala. Il nonno non era in casa, molto probabilmente era in mezzo agli aranci, o forse, vista l’ora, era andato al bar a comprare il nostro gelato quotidiano. Come sempre, cioccolatostracciatellaepanna per me, gianduianocciolaepanna per Fabio. La nonna, invece, era a trafficare in cucina.
Era un sabato spensierato, come tanti. Poi, non so perchè, accesi la tv. E proprio in quel momento, sul primo (si diceva così), la sigla del tg1. Una sigla insolitamente diversa. Era un’edizione straordinaria. Parlavano di un attentato. E mi ricordo perfettamente mia nonna che si avvicinava preoccupata chiedendoci cosa stavano dicendo. E mi ricordo perfettamente, con l’innocenza e l’ignoranza di un bambino, quello che le dissi:
– Non è niente, è solo un attentato.
Già, solo un attentato. Dissi proprio così. Nella mia mente, “attentato” era sinonimo di “avvertimento”. Forse perchè pensavo volesse dire “state attenti”, non so. Conoscevo poco quel termine, allora.
Ma mia nonna non mi corresse. Non disse nulla. Era in silenzio, dietro di me, a guardare la televisione. E io con lei, a veder scorrere quelle immagini che conosciamo tutti. Quelle immagini che mi ricordo perfettamente, nella cornice di un televisore degli anni ottanta, accanto al caminetto spento, impresse a fuoco nella memoria.
Sono passati venti anni, ne avevo solo undici e mezzo. Ma mi ricordo perfettamente. E posso dire con certezza che in quei momenti cambiò qualcosa in me. Perchè un ricordo triste ma così limpido mi fa capire che la mia coscienza civile nacque quel giorno di venti anni fa.” (Post preso dal blog: “E ora qualcosa di completamente diverso”)
Raccontare è un gesto che può salvare il ricordo, così come modellare il presente e segnare il futuro: e se su Twitter in questi giorni cercate #capacidi troverete frasi che fanno pensare che sì, un racconto può anche segnare i gesti ancora da compiere:
@fedediamant: Palermo ieri, Corleone per #Rizzotto oggi. C’è un’Italia diversa. Che ha voglia di cambiare e di capire. Siamo #capacidi rialzare la testa.
@revostared: #capacidi cambiare questa città troppo basata sul privilegio. Reclaim stiamo arrivando, progettiamo una città diversa!
@AnnaM75: #capacidi seguire l’esempio di chi è morto per noi, sempre. Non solo in occasione degli anniversari per esternarlo insensatamente.
Lara E Punto: La voglia di lottare per questo Paese così malato (in risposta alla nostra domanda: “Che cosa hanno lasciato a voi questi nomi, quale sensazione, significato, ricordo abbinate a Falcone?” Ndr)”
Vi lasciamo con un consiglio, un libro. Lo ha scritto Francesco La Licata, un bravo cronista de La Stampa e s’intitola Storia di Giovanni Falcone: perché leggendo tutto ciò che la Rete ci ha proposto in questi giorni di commemorazione, abbiamo pensato che il modo migliore per tenere con noi quest’eredità così pesante e di valore sia continuare a leggere le storie di uomini come Giovanni Falcone. Il ricordo che da esperienza si fa storia può aiutare il futuro a essere come lo vorremmo: una regola che oggi più che mai vogliamo fare nostra.