Pannolini Huggies: una piccola vittoria
L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria – IAP, l’ente privato che regolamenta le comunicazioni commerciali per una “corretta informazione” – ha stabilito che lo spot della Huggies sui pannolini per bimba e bimbo trasmesso su Rai e Mediaset nel giugno del 2015 ha violato due articoli del codice di autodisciplina della comunicazione commerciale. Nel comunicato IAP si legge:
«Il messaggio, volto a promuovere la linea di pannolini “Huggies bimbo” e “Huggies bimba”, per ‘catturare le differenze’ e garantire un ‘asciutto su misura’, tenuto conto delle diverse esigenze di assorbenza per maschio e femmina, si incentra sulla presentazione di diversi modelli e ruoli tra bambino e bambina. Nello specifico, si propongono:
– per la bambina gli stereotipi del pensare a “farsi bella”, “cercare tenerezza” e “farsi corteggiare da un uomo”;
– per il bimbo si ricorre al desiderio di “fare goal”, di “avventure” e “cercare le donne”.
Le diverse necessità, a livello fisico, di raccolta della pipì per bambini e bambine vengono quindi estese ai desideri futuri dei protagonisti, inquadrati semplicisticamente e manifestati in stereotipi di genere.
Ad avviso del Comitato di Controllo, considerate anche le numerose segnalazioni ricevute, una tale narrazione è suscettibile di porsi in contrasto con l’articolo 10 del Codice, laddove prevede il divieto di “ogni forma di discriminazione, compresa quella di genere”. È noto che a diversi livelli si è sviluppata nella società civile una massa critica, che mira a sollecitare una maggiore consapevolezza sui temi della dignità della persona e del rispetto dell’identità di genere. Non è certamente la proposizione di un modello convenzionale o ricorrente di per sé ad essere invisa, ma la banalizzazione della complessità umana, quando il modello viene vissuto con una carica deterministica, restrittiva e pertanto degradante, quasi che necessariamente la donna debba essere “bella, madre e preda” e l’uomo “goleador, cacciatore e avventuroso”.
Simili comunicazioni, anche al di là delle intenzioni, veicolano contenuti che cristallizzano modelli non sentiti più attuali e comunque rigidamente restrittivi, che come tali sono suscettibili di urtare la sensibilità del pubblico, in quanto rappresentano ostacoli per una società moderna e paritaria.
Oltre a ciò tali comunicazioni, come nel caso del telecomunicato Huggies, hanno ripercussioni anche sui minori, non ancora pronti ad una corretta elaborazione critica del messaggio pubblicitario cui possono certamente essere esposti considerando il mezzo di diffusione utilizzato, potendo creare non solo disordine nel loro immaginario, ma soprattutto la possibilità di banalizzazione della figura femminile e maschile abusando della loro naturale credulità e mancanza di esperienza».
La pubblicità – che nel frattempo era stata difesa da Manif pour Tous Italia nell’ignorante delirio che li porta a vedere “l’ideologia gender” senza ben sapere di che si tratti un po’ ovunque – era questa (ed era talmente incredibile che non ci poteva credere fosse vera):
Manif Pour Tous ha a sua volta chiesto all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria di revocare l’ingiunzione – che riguarda purtroppo solo chi ha sottoscritto il codice IAP – «rispettando il suo diritto di espressione senza cedere alla pressione di proteste meramente ideologiche che non hanno fondamento scientifico né giuridico». Proteste. Meramente. Ideologiche.