Altro che festa della donna
Aggiornamento del 10 marzo: la risoluzione Tarabella (non legislativa) è stata approvata con 441 voti favorevoli, 205 contrari e 52 astensioni (qui, si possono vedere i singoli voti: da tenere d’occhio quelli al paragrafo 45). Ma è stato approvato anche un emendamento presentato dal PPE in cui si precisa che le politiche in materia di salute, diritti sessuali e riproduttivi, e educazione sessuale sono di competenza degli stati membri e che l’Unione europea non può che contribuire alla promozione di migliori pratiche. Questo significa che le donne dei paesi dove l’aborto è illegale o semplicemente sotto attacco dovranno continuare a vedersela da sole.
Silvia Costa (PD) ha spiegato di aver votato la risoluzione solo perché è stato inserito quell’emendamento (Luigi Morgano, sempre del PD si è astenuto):
Con emendamento PPE che ribadisce che sanità e diritti sessuali e riproduttivi sono competenza nazionale ho votato a favore della #Tarabella
— Silvia Costa (@SilviaCostaEU) 10 Marzo 2015
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Martedì 10 marzo il Parlamento europeo si esprimerà sulla risoluzione Tarabella, dal nome dell’eurodeputato belga del Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici che l’ha presentata e che è già stata approvata con ampia maggioranza dalla Commissione sui diritti delle donne.
La relazione è piuttosto generica, ma è importante: stabilisce principi ovvi ma per nulla scontati. Parla, tra le altre cose, dell’urgenza di lottare contro la povertà femminile, insiste sulla necessità di ridurre il divario retributivo e pensionistico tra donne e uomini e chiede agli Stati membri di rivedere le loro legislazioni nazionali (su questo, Tarabella ha detto: «C’è stato un progresso, ma è troppo lento. Se continuiamo così, non riusciremo a eliminare il divario tra gli stipendi prima del 2084»); il documento parla dell’occupazione femminile e, in particolare, della lotta «contro gli stereotipi e la segregazione professionale verticale e orizzontale»; si congratula con alcuni paesi (ma non con l’Italia) che hanno raggiunto gli obiettivi di Barcellona; invita la Commissione europea e gli Stati membri ad istituire un congedo di paternità retribuito per un minimo di 10 giorni lavorativi e a favorire misure «legislative e non legislative, che consentano agli uomini e in particolare ai padri, di esercitare il loro diritto di conciliare vita privata e professionale». E poi, arriva al punto:
«44-Osserva che vari studi dimostrano che i tassi di aborto sono simili nei paesi in cui la procedura è legale e in quelli in cui è vietata, dove i tassi sono persino più alti (Organizzazione mondiale per la sanità, 2014)
45- Insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva»
La risoluzione, come ha spiegato Tarabella, «non è a favore o contro l’aborto. Si tratta di uguaglianza e di diritto di decidere, che è un diritto fondamentale». Il documento si spinge comunque un po’ più in là rispetto a quello già bocciato dal Parlamento nel dicembre del 2013 e presentato dall’eurodeputata socialista portoghese Edite Estrela. La risoluzione Estrela sulla “salute e i diritti sessuali e riproduttivi” prevedeva un’educazione sessuale per bambine e bambini, la prevenzione di gravidanze indesiderate con accesso equo alla contraccezione e il diritto “all’aborto sicuro e legale” in Europa. Quindi non tanto il diritto ad abortire, ma quello a non morire di aborto. Quella risoluzione (combattuta dai no-choice) è stata bocciata anche grazie all’astensione dei deputati PD Silvia Costa (rieletta), David Sassoli (rieletto), Patrizia Toia (rieletta), Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi e all’assenza di alcuni altri.
Parlando della risoluzione Tarabella, che fa esplicito riferimento all’autodeterminazione della donna e alla sua libertà, Patrizia Toia ha già dichiarato che è una buona risoluzione «che afferma principi importanti». E che, però: «Però la frase sull’aborto poteva essere scritta meglio». Elena Gentile e Elly Schlein (PD) hanno sottoscritto la campagna “All of us” per difendere il diritto della donna di scegliere, quando si tratta di aborto. La Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della 194/78), ha scritto una lettera in cui ricorda al segretario del PD e Presidente del Consiglio Matteo Renzi «che la 194 è l’unica legge sull’aborto al mondo che porti la firma esclusivamente di politici cattolici» chiedendogli anche di «ricordare» ai deputati del suo partito che gli «sono vicini per provenienza politica» la loro storia e «la storia di questo Paese perché non si ripeta la pagina inquietante della risoluzione Estrela». E poi, sul fronte antiabortista, c’è la Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche (FAFCE) che si è attivata nei giorni scorsi raccogliendo circa 50mila firme e dichiarando la propria opposizione al testo.
Sarebbe bello se ci fosse l’impegno esplicito di tutto il Partito democratico, anche solo con un tweet, a favore della tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e contro lo svuotamento della 194. La legge c’è ed è in vigore, ma resta sostanzialmente inapplicata in gran parte del territorio nazionale a causa di un’adesione massiccia all’obiezione di coscienza: diritto che non può non essere riconosciuto, ma che non può nemmeno ostacolare l’applicazione di una legge. Tarabella, nel presentare la risoluzione, ha detto: «Non ci sono abbastanza uomini che sono pronti a lavorare su questo tema. Ci sono troppi stereotipi nei confronti degli uomini che lottano per la parità di genere. Abbiamo bisogno di cambiare mentalità. Credo che l’uguaglianza di genere significhi l’uguaglianza dei diritti e l’accessibilità. Uomini e donne non sono e non saranno mai la stessa cosa, ma dovrebbero avere gli stessi diritti». Per ora, il tema sembra comunque interessare molto poco. L’Europa è lontana, ma solo a volte, e la questione dell’aborto pure.
L’intervento di Elly Schlein (PD) in aula durante la discussione sulla relazione Tarabella: