Se

Se fossero stati poveri.
Se invece di champagne fosse scorso Tavernello, uscito dalla bocca dell’erogatore in plastica (e senti, erogatore, come suona, pensalo al gusto, di bicchiere di plastica ed accostalo ad un “flute”). Se si fosse arrivati alla villa (no, non alla villa, alla roulotte) con l’ Apecar invece che con l’audi otto clima, 22 gradi, gran sedile morbidone, vetri nero fumo.
Se i tre vecchi si fossero comprati Cialis e Viagra con le collette alla stazione e con le insistenze dei semafori rossi, invece che con i proventi degli affari del Mibtel, se le ragazze, avessero messo piede su un tappetaccio trovato in discarica (e ripulito, certo) e avessero dovuto trovar posto tra un frigo da campeggio e un tavolino di roulotte in formica marrone (non scivolando, piedi di loto, tra i saloni, scusi dove posso trovare il presidente? Di là. Grazie. Un sorriso.)
Se alla voce fosse stata, non un’ Apicella, ma una matrigna con pezzola secca secca per fame e non per dieta dissociata e la sua bocca, alla prima “a” della canzone, apertasi, avesse rivelato numero sei denti d’oro più due in totale di otto, dei quali sei d’oro (appunto) e due di nascita, e se le ragazze di diciassette anni, quasi diciotto fossero state non brasiliane, quindi quasi negre, insomma, d’altro mondo (fino a poco tempo prima ancora sottosviluppato e quindi, nella mente di chi si misura in conto in banca ancora, a tutti gli effetti, terzo mondo sottosviluppato) e quindi, insomma, negre, quasi negre. Va bene, quasi, o concedo.
Se fossero state invece italiane, della città natale, proprio bianche come il latte scremato uht pastorizzato, data di scadenza della prossima settimana.
E se i tre vecchi, con i loro cazzi scuri (non chiari come quelli che spesso si hanno in occidente, peni chiari) se i tre vecchi si fossero presi per proprio diletto in mano le natiche e le gnocche delle giovani italianissime chiarissime e si fossero appartati poi, dopo averle fatte ballare, al ritmo dei chitarri e strusciatisi fino al punto di dire basta strusciarcisi, vieni con me.
E se in cambio di questi accoppiamenti tra vecchi neri e bianche fragranti italianine, le femmine in erba si fossero aggiudicate che so, lezioni di chitarra Gipsy o cucina macedone.
Se fosse stato questo il loro sogno, delle ragazze dico, imparare la cucina macedone e montenegrina e saperla accompagnare con il conseguente giro di chitarra.
Se fosse stato quello il loro sogno, invece che diventare soubrette veline ballerine attrici. Che ognuno infine c’ha i suoi gusti e chi l’ha detto che vada bene farsi passare degli sconosciuti tra le cosce ai fini di successo nel mondo infame dello spettacolo e non lo sia per apprendere ogni segreto del Pindzhur (che è un antipasto composto da pomodori e peperoni e melanzane fritti o cotti al forno molto apprezzato in Macedonia).
Ecco, se la situazione fosse stata questa: delle giovani italiane, che desiderose di accedere agli impenetrabili segreti della cucina macedone, per ottenere ciò fossero andate a farsi trombare (scusate il parolone) da tre rom quasi ottantenni, ecco, dico, se fosse stata questa la situazione, quale sarebbe stata, lo chiedo a voi, sostenitori della libertà individuale misurabile solo ed esclusivamente in disponibilità economica. Lo chiedo a voi, quale sarebbe stata infine, vedendo traballar quella roulotte, di notte, luce giallognola attraverso la plastica delle finestre e voce di secca secca cantante che si sparge per il campo intorno. Quale sarebbe stata, chiedo, la vostra reazione?

Gipi Pacinotti

Disegnatore e regista, collabora con la Repubblica e Internazionale. Con il suo graphic novel Appunti per una storia di guerra ha vinto il premio Goscinny al festival del fumetto di Angoulême. Il suo primo film si chiama L'Ultimo terrestre.