Colpa dei soliti idioti, pure l’Apocalisse
In queste giornate di diluvio universale, scampata l’emergenza, chi può dovrebbe chiudersi in casa, circondandosi degli affetti – famigliari e non – e di un po’ di calore dato da beni di consumo a facile reperibilità. Come un caffè caldo, dei videogiochi, polenta e sushi, romanzi tosti e filmini sconci.
E invece c’è chi si ostina a fare la danza della pioggia, soprattutto dalle prime pagine dei giornali, soprattutto da sinistra.
Leggi La Repubblica e trovi Concita De Gregorio che dopo essere stata a vedere il film I Soliti Idioti si indigna di brutto, fino a provare “un senso di sgomento e sconfitta” perché i ragazzi si scompisciano di risate davanti alla comicità volgare invece di andare a vedere il nuovo capolavoro di Sorrentino. Arriva a dire, la De Gregorio, che a questo punto con i ventenni – target di maggioranza de I Soliti Idioti – “non ce la faremo più, è troppo tardi”. Li dà per persi, rincoglioniti senza ritorno, e aggiunge un messaggio di speranza: “ripartiamo dai seienni, proviamo con i cartoni animati”.
Con l’Apocalisse in arrivo, inizia così a farsi un po’ di spazio sull’Arca di Noé di Quelli che Ben pensano: speriamo che i ventenni sappiano nuotare.
Leggi La Stampa e trovi Gramellini pronto a trasformare l’Arca di Noè nell’Ikarus, la barca a vela di lusso vintage di dalemiana memoria. Gramellini scrive che “per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto”. E così propone di sottoporre il voto a “un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione”, concludendo il suo Buongiorno (che più che un Buongiorno sembra un Vaffa) con un paraculissimo “E adesso lapidatemi pure”.
(Tranquillo Gramellini, anche per lapidarti ci vuole il patentino, e l’esame per prenderlo non ci interessa).
In questo caso a salvarsi dall’Apocalisse di sicuro-sicuro ci sono solo l’economista Zingales e l’onnipotente Mario Monti. Il resto a studiare, oppure meglio che si costruiscano una zattera.
Per fortuna non solo i peggiori, ventenni e non, sono oggetto delle attenzioni dei giornalisti, ma anche la cosiddetta futura classe dirigente: leggi Il Corriere della Sera e trovi Aldo Grasso, che grazie al suo X factor ha scalato l’hit parade del giornale passando dall’ultima alla prima pagina con il suo nuovo editoriale “Padiglione Italia”. In questo caso l’obiettivo è Giorgio Gori, colpevole non tanto della sua “discesa in campo a fianco di Matteo Renzi” ma di essere chiamato dai suoi amici “Smiling Shark”, lo squalo che sorride. Grasso ci tiene a portare il gossip (quella dello squalo chissà dove l’ha sentita!) in prima pagina sul Corriere e citando L’Espresso (ma pure Telese e Travaglio) ricorda l’affaire sentimentale dell’uomo Magnolia con la Ventura e i “programmi-manganello” da lui prodotti come Sgarbi Quotidiani e Fatti e Misfatti di Liguori.
Ora l’Arca di Noé da barca a vela di lusso si trasforma in gozzo radical chic, e lascia a terra Gori e i vari “fighetti di sinistra”, quindi probabilmente pure il sottoscritto, anche se lavora per Endemol.
Post Scriptum. Noi fighetti “le manganellate” di Grasso le sopportiamo quando sono fatte a ragione nei suoi articoli di critica televisiva. Ma parlare di presunte corna, liquidando Gori come un nemico culturale della sinistra per aver fatto l’Isola dei Famosi, questo no, non ci va giù. Come direbbe Ruggero de I Soliti Idioti: “Dai, Cazzo!”
Quello che colpisce di questi tre pezzi di giornalismo, tutti scritti nella settimana delle alluvioni, è la fretta nell’analisi che si trasforma in giudizio sommario, una sorta di eliminazione da reality show: “Per te la vita continua, per te no”.
Quasi che l’Apocalisse sia davvero alle porte, e l’intelligenza – che ai tre non manca – suggerisce che per salvarsi sia meglio essere in pochi sulla barca, salpando il prima possibile e tirando su il pontile per non far salire gli altri. Del resto, l’esempio berlusconiano è spesso quello del transatlantico che affonda per troppo carico.
Stupisce ancora più della fretta, la mancanza del dubbio, come se ci fosse una sorta di “pessimismo magico” che rende alcuni invincibili davanti alle calamità: in salvo non perché sono riusciti a contenere il disastro, ma perché non è colpa loro. Loro l’avevano detto.
Colpa della peggiocrazia, dei fighetti.
Colpa dei Soliti Idioti.
– Cos’è I soliti idioti, Un’antologia di video e le informazioni necessarie per sapere di cosa si tratta