Il Covent Garden di Grugliasco
Sabato ha aperto il terzo apple store italiano, presso lo shopville (uno dei tanti modi pseudo-eleganti-tamarri di dire centro commerciale) Le Gru di Torino. Che poi in realtà è a Grugliasco, ma lo stesso si può dire anche per gli altri due Apple Store italiani: a Milano non siamo a Milano ma al centro commerciale Carosello, di Milano Carugate, e Roma non siamo a Roma ma – spanna più, spanna meno – fra il Rubicone e il Lete, al Centro commerciale RomaEst, zona Lunghezza, mentre si vocifera dell’imminente apertura il 25 di settembre di un quarto store store all’Oriocenter di Orio al Serio, nei pressi di Bergamo.
Insomma: mentre nel resto d’Europa Apple apre sedi al Covent Garden a Londra o al Louvre o l’Operà a Parigi, qui assistiamo a una triste processione in città satelliti, in seno – o tra le fauci – di centri commerciali, lontani dal centro cittadino, difficili da raggiungere, incasinati e non proprio accoglienti. C’è da dire che un Apple Store nel centro di Roma o Milano o Torino, avrebbe probabilmente sottolineato la bruttura della moderna architettura italiane circostante o lo stato spesso deplorevole delle vestigia del tempo che fu. Ma anche che i centri commerciali italiani non sono come i mall americani, dove non a caso è stato definito un genere musicale seppur orrido, come la muzak perché – appunto – lì la muzak si può ascoltare: c’è silenzio. Qui da noi, la caciaresca indole mediterranea e lo sferragliare dei carrelli, uniti solitamente all’ascolto di radio unza unza patapum, non concedono molto all’abbandono all’eleganza delle linee architettoniche degli Apple Store.
Lasciando perdere analisi para-commerciali (costerà di più o di meno al metro quadro? sarà più facile ottenere il permesso di aprire in via Montenapoleone o a Carigate? Stiamo palando di Apple, non di una ferramenta di provincia!), perché proprio il Bel Paese si ritrovi ad avere gli Apple store a fianco degli espositori del Bel Paese l’altro (quello che si magna) è un comunque bel rovello. Considerando quel che comanda a Cupertino – un po’ più in a destra dell’innovazione, un po’ più a sinistra del design – ovvero il vil denaro, immaginiamo che le ragioni siano legate a fatturati presunti, attesi, prefigurati o forse già sperimentati nella per altro degnissima Carugate. E per altro, a Grugliasco, il successo di pubblico è stato impressionante.
La solita italica lagna? Siamo ormai degli incarogniti lamentosi? Può darsi. Siamo brutti sporchi e e cattivi? Forse no. Ci vedono così e invece non lo siamo? Forse nemmeno. Ma fatto sta che se volete andare a comprare un iPhone o un iMac o un iPod o un iPad (prima o poi lo faranno un tasto apposta per scrivere tutti questi i-Qualcosa?) o un qualsiasi accidente più o meno made in Cupertino in un Apple Store, vi toccherà farlo fra un Calzedonia e un McDonald’s. E vi sarà ancora andata bene.