Pagine di grafica
Pur se il design della comunicazione pervade ogni angolo della nostra vita quotidiana, non altrettanto diffusa è la conoscenza delle esperienze progettuali che vi stanno alle spalle. Allo stesso modo sono estremamente rare le occasioni, sui mezzi di informazione, che aprono un qualche squarcio di dibattito e riflessione su questa disciplina. La rivista Progetto grafico, edita da Aiap, è una delle poche esperienze di respiro internazionale che racconta in presa diretta come stia evolvendo il mondo della comunicazione visiva, attraverso scelte non scontate e particolarmente attente a quelle connessioni culturali che legano il design grafico al resto del mondo. La nuova serie della rivista, inaugurata con due temi programmaticamente sociali come “scrivere di grafica” e “spazio comune”, ci dà l’occasione per parlarne con la coppia di direttori editoriali, Silvia Sfligiotti e Riccardo Falcinelli.
Perché oggi una rivista, e una rivista di carta, sul progetto ha una sua ragion d’essere?
Perché è un’occasione per soffermarsi sui fenomeni in atto (e su quelli passati) senza rincorrere i tempi dell’informazione on line, ma dandosi modo di riflettere, confrontare punti di vista, creare connessioni solide – nel nostro piccolo, quindi, costruire cultura. E questo serve ancora di più nell’ambito di una disciplina ancora a modo suo acerba, eppure già in crisi. La rivista di carta può far diventare un vantaggio il suo limite: è un oggetto “limitato”, con una data, e proprio per questo ha un senso compiuto e un valore di testimonianza del momento in cui è stata prodotta.
Quali sono le peculiarità del vostro progetto di rivista?
Prima di tutto l’impostazione tematica – che era già in qualche modo presente nei primi 20 numeri, diretti da Alberto Lecaldano, ma che noi abbiamo voluto rendere esplicita e trainante. La nostra testata, Progetto grafico, dice chiaramente qual è l’ambito in cui ci muoviamo, ma il tema che scegliamo per ogni numero mostra con chiarezza che il progetto grafico, o meglio il design della comunicazione, è sempre anche uno strumento per parlare d’altro, delle molte cose che avvengono nelle nostre vite di cittadini o che passano per le nostre mani di professionisti della comunicazione visiva. L’altra cosa è che accosta contributi che vengono dall’interno del mondo del design con altri più esterni, per allargare i ragionamenti e non diventare autoreferenziale.
Per una disciplina in continua ridefinizione come il graphic design cosa possiamo comprendere oggi sotto il termine di “progetto grafico”?
Il progetto grafico oggi è davvero un’infinità di pratiche diverse difficilmente inquadrabili dentro un’unico paradigma: dalla cartella sanitaria all’interfaccia della Playstation, dai titoli per una fiction all’house organ aziendale, difficile dire quali siano i suoi confini precisi.
In più il termine non si limita solo alla “configurazione visiva” della comunicazione, non è mera questione di layout, si tratta di un processo in cui al graphic designer sono richieste sensibilità culturale, preparazione solida, e capacità di mediazione. Oltre a questo ruolo sfumato del designer, c’è una professione dai confini altrettanto sfumati, che tocca e sconfina in moltre altre discipline del progetto: si potrebbe fare una lista di tutto ciò che passa per le mani dei grafici. Per il pubblico attento all’informazione, il nostro mestiere ultimamente è molto familiare nei panni della cosiddetta “infografica”, ma in fondo una gran parte di quello che facciamo, anche sotto spoglie più anonime, è progettare l’informazione, o almeno la forma in cui essa arriva agli utenti.
Fare un rivista significa anche cogliere il polso della situazione, qual è lo stato del progetto grafico italiano?
Se guardiamo alle nuove generazioni, potremmo dire che sta bene: c’è una folta schiera di studenti e giovani designer che sono arrivati sulla scena con grande motivazione, consapevolezza e capacità. Che poi il nostro paese sia in grado di dare a tutti le opportunità di mettere alla prova queste capacità con progetti utili e interessanti… Questo è ancora tutto da vedere, dipende molto dalla committenza, e anche un po’ dalla nostra capacità di far capire il valore del progetto.
Quali saranno i temi dei prossimi numeri?
Il numero appena uscito si intitola “Spazio comune”, e tratta di tutte le situazioni in cui il progetto grafico si fa strumento di mediazione, collaborazione, condivisione di contenuti, luoghi, strumenti. Il prossimo numero, il 23, si occuperà dell’uso delle immagini, una “materia prima” ormai maneggiata da tutti o quasi. Seguirà il numero 24 – dedicato alla storia della grafica italiana – e il 25, che tratterà del rapporto tra design della comunicazione e scienza. All’inizio del 2013 lanceremo i temi per i numeri successivi.