Tra Brera e Solferino
L’editoria italiana non è mai stata particolarmente interessata all’utilizzo di una tipografia personalizzata e ciò vale anche per i principali quotidiani nei quali le esigenze di composizione devono sottostare a ferrei requisiti di leggibilità e densità del testo. Anche senza dover scomodare il classico esempio del Times e del suo carattere omonimo, il design tipografico del quotidiano ha rappresentato, soprattutto nell’editoria anglosassone, un elemento caratterizzante del progetto giornalistico.
Non si può dunque che apprezzare la scelta del Corriere della Sera che dalla scorsa settimana esce con nuova veste grafica definita dall’utilizzo di due caratteri tipografici, il Brera e il Solferino, appositamente disegnati per rispondere alle necessità del quotidiano.
Il disegno dei due nuovi caratteri è stato realizzato congiuntamente dagli studi Leftloft e Molotro e si è protratta, non tanto per motivi tecnici quanto per le indecisioni della committenza, per diversi anni.
“Di Solferino e Brera — racconta uno dei designer, Luciano Perondi — si è iniziato a parlare nel 2004 arrivando alla realizzazione definitiva nel 2007 e a un primo uso, nello stesso anno, per i testi del quotidiano con il Solferino Text, mentre l’utilizzo di tutte le versioni (Brera Sans, Solferino Display) è arrivato solo qualche giorno fa per cui ora tutto il quotidiano è stampato in Brera e Solferino. Il progetto è cambiato radicalmente più volte e sarebbe quasi impossibile stendere una timeline anche solo vaga. Per intendersi: il Solferino da testi è iniziato quasi subito, è rimasto in stand by per un paio di anni ed è stato finito nel giro di un mese e mezzo di intenso lavoro. Il corsivo del Solferino da testi ha avuto una sorte analoga, solo che è stato finito in pochi giorni dopo che è stato rifatto da capo almeno due volte (ogni volta che cambiava direzione il progetto). L’ultima esecuzione è stata molto rapida perché in fondo si trattava di ripercorrere una strada già nota. Purtroppo le condizioni non erano le più fluide per lavorare. I vari cambi di direttore, non hanno facilitato il compito di trovare una strada.”
La nuova serie di caratteri unisce l’eleganza formale del disegno delle lettere alla soluzione di una serie di problematiche tecniche che riguardano sia il lato del lettore sia quello giornalistico. È stata ricercata una maggiore leggibilità, in particolare per gli ipovedenti con l’aumento dell’interlinea e una resa di maggior contrasto in stampa, insieme a una maggiore flessibilità compositiva raggiunta attraverso la possibilità di una deformazione controllata del carattere fino al 20 per cento.
Tanti accorgimenti tuttavia, per dimostrare di essere stati colti con successo, dovranno passare del tutto inosservati all’occhio del lettore. È questo l’ingrato mestiere del disegnatore di caratteri tipografici che Beatrice Warde paragonava a un bellissimo calice trasparente: è il vino e non il contenitore cui deve essere rivolta tutta l’attenzione.
“Il Corriere — conclude Perondi — è uno dei pochissimi quotidiani che ha cambiato carattere, nel 2007, e non ha praticamente ricevuto lettere di protesta… forse nessuno se ne è accorto, ma Stanley Morison definirebbe questo fatto un colpaccio. Occorrerà vedere se succederà la stessa cosa per il Solferino per titoli e per il Brera“.