Il manifesto dei manifesti
Non c’è stata rivoluzione artistica che non si sia dotata di un proprio “manifesto”. Il manifesto è la dichiarazione di principio, la chiamata alle armi, l’invettiva culturale che definisce programmaticamente i termini del cambiamento auspicato. Il design e i designer hanno da sempre avuto una particolare predilezione, in forza dello stesso spirito della disciplina, per tutto ciò che contribuisce alla trasformazione, più o meno radicale, della società. È un lavorìo teorico ben rappresentato da quel lungo, benché sicuramente non esaustivo, elenco di dichiarazioni e manifesti espressi dai designer negli ultimi 100 anni.
È su questa traccia che si sono mossi lo studio trevigiano Tankboys e Cosimo Bizzarri con il progetto Manifesto, andando a raccogliere le filosofie, le idiosincrasie, i princìpi di grafici e designer contemporanei. Ne è nato un progetto “aperto” in continuo aggiornamento, come necessario per testimoniare il fluire costante di riflessioni e che mette insieme una raccolta di manifesti declinati in tutti i gradi di complessità, dalla semplice affermazione apodittica di Stefan Sagmeister alla più complessa e sistematica visione sulle responsabilità del designer di Massimo Vignelli con il suo Canone. Fra ironia, autoreferenzialità e didattica progettuale, tutti sono comunque un appassionato tributo al graphic design, alla creatività e alla cultura del design nel suo insieme.
“L’idea era quella — spiegano i curatori — di mettere in secondo piano il prodotto finale e porre in evidenza il processo che vi stava dietro. Pensavamo che non ci fosse miglior strada che domandare direttamente ai nostri grafici preferiti come si rapportavano quotidianamente con il loro lavoro. Mentre raccoglievamo i vari manifesti abbiamo capito che molti di questi non soltanto spiegavano come i designer amassero fare il loro lavoro, ma anche perché lo facessero. Questo ci ha aiutato a mettere a fuoco il vero intento del progetto. Trovare lo scopo ultimo che spinge i designer a progettare e indagare il modo in cui questo finisce per guidare il processo stesso del lavoro”.
Manifesto è ora una mostra itinerante, l’ultima esposizione a Jinan in Cina, e una pubblicazione rigorosamente testuale a sottolineare la preminenza delle idee sulla forma.