Benvenuti su Netflix
Dal 22 ottobre Netflix è arrivato in Italia. Un giro nel dietro le quinte per capire se, o meno, conviene abbonarsi
Dovete immaginare Netflix come un enorme, collaudatissimo sistema di intrattenimento. Non è solo una piattaforma di streaming o una community di users come Youtube, o un produttore televisivo-cinematografico che ha soldi da spendere; è un gigante nell’industria dell’intrattenimento, uno che i suoi abbonati li coccola fin dall’inizio (vi siete già registrati? La prima cosa che vi viene chiesta è: “che cosa ti piace?” E da lì, viene stilata una lista delle vostre preferenze, con suggerimenti e varie categorie da tenere d’occhio). Fa in modo di entrare nella loro vita. È questo il segreto e la massima aspirazione di Netflix: essere come internet. Ovvero: una volta che l’avrete provato, non riuscirete (non dovrete riuscire, in teoria) più a farne a meno. La cosa incredibile è che questa visione non è solo degli altri addetti ai lavori (chi ci lavora, chi lo promuove, chi ne scrive), ma che è condivisa anche dagli attori e dagli autori che si dicono tutti, nessuna eccezione, contentissimi per aver potuto lavorare con Netflix. (Ieri ho incontrato parte del cast di Sense8, Orange is the new black, Daredevil, Jessica Jones e Marco Polo e dicevano tutti la stessa cosa: “Netflix. Figata. Evviva”).
È come un film, ma molto più lungo
Il punto è questo: girare una serie tv per Netflix è come girare un film. Non c’è pilot, non ci sono numeri, ascolti, spot da tenere in considerazione. Si fa tutto insieme, in un lunghissimo set. Alla fine dopo il montaggio, la postproduzione e la promozione, il prodotto viene messo online. E la palla passa, senza mezze misure, al pubblico: se una cosa funzionerà, funzionerà solo grazie ai click, le views e il – sì, anche in questo caso – passaparola. Parlando con gli attori, gli autori e gli showrunner si capisce una cosa; si capisce che lavorare con Netflix è bello perché a) ti lasciano tutto lo spazio che vuoi, b) tutti vedono la stessa cosa nello stesso momento, in tutto il mondo e c) c’è continuità nel prodotto (non devi pensarlo a scaglioni, come per i grandi network, sempre pronti ad andare in pubblicità).
Che cosa significa l’arrivo di Netflix per il mercato italiano?
Fondamentalmente non cambia niente. O meglio: cambia qualcosa nell’ottica, molto più vasta e molto più lontana da quella dello spettatore medio, dei produttori. C’è un nuovo competitor con cui fare i conti. Qualcuno che gioca a fare il modesto ma che volendo può metterti KO con un gancio (ieri, al lancio di Netflix a Milano si respirava quest’aria: tutti gentili, tutti disponibili, molti americani. Ma una professionalità assoluta, sacra, imprescindibile). C’è ancora Sky, ricordiamocelo. Con un palinsesto che, a oggi, regge benissimo – hanno molti prodotti originali in arrivo, come The Young Pope di Paolo Sorrentino, e la seconda stagione di Gomorra, e ZeroZeroZero, e serie tv della HBO pronte a essere distribuite (Vinyl di Scorsese e Jagger su tutte). E senza considerare che House of Cards, il prodotto di punta della scuderia Netflix, va in onda proprio sul canale di Murdoch. Per la RAI, invece, le cose si fanno decisamente più interessanti. Perché in Netflix potrebbe trovare non solo un rivale, ma anche un alleato. Suburra, per esempio, la prima serie di Netflix in Italia, vede la partecipazione proprio della televisione pubblica italiana (cosa già successa, tra l’altro, per il film). Quindi vedetela così: Netflix in Italia è una ventata di aria fresca, di idee e soprattutto – non me ne vogliano i puristi dello streaming – di soldi.
Abbonarsi o non abbonarsi: è questo il dilemma
No, non lo è. Il primo mese su Netflix è gratis – controllate pure, io vi aspetto qui. L’archivio offerto, è vero, è ancora “povero” (non può competere minimamente con l’offerta di Netflix America); ma ci sono alcune serie, come Peaky Blinders, inedite. E che sinceramente vi consiglio di andare a recuperare. In più, facendo due calcoli, per 9,99 euro (o 7,99 euro o 10,99 euro) avete così tante ore di serie, film e documentari da vedere che abbonarsi il primo mese (non questo, il prossimo; questo, ve lo ripeto, è gratis) è una scelta quasi obbligatoria: è quasi il costo del biglietto del cinema. Con la differenza enorme però che potrete vedere centinaia di titoli.
Quindi sì, almeno per i primi due mesi, conviene abbonarsi. Ma questo non significa che dobbiate dire addio alla pay tv: per quanto riguarda un’offerta sul breve termine, Netflix è perfetto; sul lungo termine, invece, per adesso, non ci sono ancora molte novità. Qui parliamo di numeri e di convenienza, e un po’ di sano cinismo da spettatore: c’è qualcosa di bello da vedere? Sì. Mi costa molto? No.