Buone feste ai neopapà e alle neomamme
In questi giorni tutti fanno gli auguri a tutti – lo so, ormai è molto kitsch pure questo – ma a me quest’anno è venuta voglia, diciamo per motivi autobiografici, di fare gli auguri ai nuovi papà (appunto) e alle nuove mamme.
In particolare vorrei fare gli auguri di buone feste a quei neopapà e neomamme che hanno sempre odiato i clan di neomamme e neopapà che non parlano altro che di bambini, pappe, passeggini, ovetti (e datevi una calmata!) e che adesso conoscono a memoria il catalogo di pappe, passeggini e ovetti e li spiegano agli amici a cui non frega niente.
Buone feste a quelli che non vedevano l’ora di fare la battuta “Luke (o X, o Y), sono tuo padre!”, anche nella variante “…sono tua madre!”. La battuta l’avete fatta, mo’ basta, grazie.
Tanti auguri a quelli e quelle che si sono accorti che il famoso viaggio a Cuba, che devono fare da vent’anni da un momento all’altro, ormai non lo faranno più: rassegnatevi, lo farà prima vostro figlio.
Buone feste a quei papà che avevano giurato che non avrebbero mai cambiato un pannolino in vita loro e infatti non uno, ma un milione, ne devono cambiare.
Tanti auguri, buone feste e la mia piena solidarietà a quelli e quelle che non hanno capito se il cappellino bisogna toglierlo o bisogna lasciarlo, se tutta questa storia del “contenimento” un giorno finirà o è una maledizione incancellabile, a chi non ha capito a che diavolo serve il cuscino d’allattamento, a quelli che quando hanno visto che esiste il materasso antisoffocamento hanno esclamato “Cazzo, ma allora può soffocare davvero!” e allora hanno comprato anche la radiolina antisoffoco.
Buone feste a quelli che hanno appena finito di pagare il mutuo e ora cominciano con l’asilo e si accorgono che l’asilo costa quasi di più.
Auguri a quelli che si sono riappacificati con i genitori, perché si sono accorti che senza i nonni si è già persa la battaglia, e a quei papà che dopo un mese dalla nascita non sono più tanto sicuri di volersi battere per il congedo di paternità obbligatorio.
Buone feste agli inventori di quelle app che a ogni quesito rispondono in modo molto rassicurante “Non vi preoccupate, è tutto normale”. Vorrei solo chiedervi: siete sicuri che sia tutto normale?
Buone feste a quelli che hanno fatto un figlio all’estero e ora temono che la prima parola la dirà in inglese (o in tedesco, o in francese…) e a quelli che hanno fatto un figlio all’estero con una madre o un padre non italiani e con cui si esprimono in una lingua terza e ora hanno la certezza matematica che non ci capiranno niente.
Tanti auguri a quelli che durante la notte, sul divano, con il mal di testa, cominciano a rivalutare la figura e l’opera di re Erode il Grande.
Soprattutto vorrei augurare buon Natale e buone feste – sì, sì, lo so, è kitsch, chiedo venia, ma in fondo il Natale è proprio la festa della nascita – a tutte le bambine e i bambini nati quest’anno in questo nostro paese (e anche fuori!). Vivranno gran parte della loro vita in una terra per noi incognita, forse ce ne diranno di tutti i colori per il mondo che gli consegneremo, forse invece troveranno soluzioni.
Forse fra cinquant’anni penseranno a questi anni ’10 con la nostalgia con cui si immagina il passato di altri, con la malinconia della storia che precede la loro storia.
In ogni caso io auguro a tutte queste bambine e bambini di vivere pienamente il loro tempo, che sta cominciando e che si dispiegherà sempre di più, e di viverlo insieme, anche come generazione. E per ora ci sono le loro mamme e i loro papà che li accompagnano.