I mostri che siamo
È da poco uscito un mio libro che ha tra le sue ambizioni quella di parlare di temi e di idee di storia del pensiero, in particolare medievale, a un pubblico più ampio di quello stretto degli specialisti (e senza per nulla escludere gli specialisti).
Il tema è la riflessione sulla natura politica degli esseri umani (qui trovate il libro, che si intitola L’animale politico. Agostino, Aristotele e altri mostri medievali, e qui potete leggere l’introduzione) in una serie di teorie e immagini medievali. Una delle idee portanti del (breve) libro è però che oltre alle teorie e al rigore delle argomentazioni, il pensiero – non solo quello medievale e antico, ma anche il nostro – si nutra di esperimenti mentali, di rappresentazione, di figure, cioè di un ricco immaginario che mette sotto pressione i nostri pensieri e anzi li orienta.
Il libro tratta proprio di questo immaginario – fatto di esseri strani e sfuggenti, di miti ambigui e potenti – e ci suggerisce implicitamente di sorvegliare il nostro, di commerciare con i nostri mostri politici e della convivenza, benigni o paurosi che siano, che abitano la nostra cultura e le nostre percezioni.
Per questo il libro si muove tra un susseguirsi di esseri favolosi e mitici, che ci dicono molto di noi stessi. E per questo sono stato molto contento quando l’illustratrice Silvia Marinelli, dopo aver letto il libro, mi ha proposto di illustrarne alcuni personaggi per il mio blog (quindi non si trovano nel libro), proprio come se si trattasse di un commento blog in immagini. L’esperimento mi è sembrato molto riuscito e per questo propongo qui le illustrazioni.
Il primo personaggio è il gigante biblico Nembrot, che vive nei primi tempi della storia dell’umanità ed è presente in tantissime cronache e trattati medievali: un gigante violento che uccide, distrugge e tiranneggia (facendo anche costruire la Torre di Babele). Ma alcune interpretazioni medievali notano un particolare sorprendente: Nembrot uccide, ma costringe gli uomini a uscire dallo stato ferino in cui si trovano, crea di fatto le prime città della storia, costruisce il primo impero dell’umanità. All’origine della vita in comune c’è dunque la violenza e non la pace? Silvia Marinelli tratta in particolare il Nembrot dell’Inferno di Dante, del suono di tuono del suo corno e del suo urlo rabbioso e confuso.
Il secondo personaggio è Christine de Pizan, di cui avevo anche parlato qui sul Post. “La tua città diventerà bella senza pari e durerà per sempre”: lo dicono le tre donne coronate che appaiono a Christine de Pizan e che sono Rettitudine, Ragione e Giustizia.
Christine, che in una certa fase della sua vita si chiede «Perché non mi hai fatta nascere in un corpo di uomo?», assume la missione che le tre donne le affidano: costruire con la sua penna una città delle dame, una città fatta dall’esempio delle donne famose dell’antichità, dei miti, del presente, una città che mostri come senza le donne non esiste avanzamento delle scienze, delle virtù, della fantasia, dell’economia. Christine costruisce quella città rivolgendosi alle donne, per liberarle, con una scrittura arguta, netta, scintillante. Il commento illustrato di Marinelli coglie Christine proprio nel suo essere scintillante costruttrice di città e civiltà.
Nel pensiero antico e medievale esistono esseri che sono al limite dell´umanità, che sono posti ai suoi confini. Sono esseri bizzarri che inducono a pensare. Tra questi i mitici pigmei, che combattono una guerra incessante contro le gru, parlano una strana non lingua e fremono di gioia alla vista del sole al mattino. E poi ci sono i cinocefali, una popolazione di esseri simili agli uomini, ma con la testa di cane. Esiste addirittura un santo, un vero santo venerato dalle chiese orientali che appartiene a quella popolazione: san Cristoforo Cinocefalo. Ma sono umani questi esseri? I medievali se lo chiedono e si rispondono: se sono politici, se sanno vivere insieme progettando il futuro, sì, lo sono. Ma davvero i pigmei lo fanno? Davvero parlano? E davvero gli esseri con la faccia di cane sono mostri?
I personaggi del libro sono ancora molti (Adamo ed Eva, Aristotele, Agostino, Cicerone…), quasi tutti racchiusi in quest’ultima illustrazione che è anche un omaggio al Buon Governo di Lorenzetti.