Stupido è chi lo stupido fa
Grillo dice “sono un po’ stanchino”, come Forrest Gump alla fine di quella corsa attraverso l’Alabama e fino all’oceano; e il movimento sembra ormai al capolinea.
Certo potrebbe sembrare che l’esito fosse scontato. Dopo aver fatto di quell’aula sorda e grigia il bivacco per i suoi manipoli di sirene, dopo aver tanto urlato di non-statuto, di non-politici, dopo quell’improduttivo roteare di scontrini, dopo aver diffuso un tale tasso di sospetto paranoide su tutto, compresi i propri eletti, dopo aver proposto un modello di democrazia diretta che non reggeva dal punto di vista logico (non perché fosse un’utopia, ma semplicemente una sciocchezza) e alla quale non hanno mai creduto nè Grillo nè Casaleggio, l’andare in malora di tutto il progetto sembra l’esito inevitabile.
Forse è così, ma a pensarci bene è un gran peccato. Grillo ha costruito nell’arco non breve di una quindicina d’anni un’onda di opinione pubblica che fino a un certo punto (direi il primo Vaffaday incluso) ha fatto crescere il paese, ha aperto a temi come l’energia, come il rischio di una globalizzazione liberista, ha espresso un certo ecologismo non ideologico che alla fine degli anni ’90 e nei primi anni 2000 era ancora riservato a pochi.
Quello che sconcerta (perlomeno me) è allora come alla fine di quel processo sia risultata assente una qualsiasi concreta strategia per il paese e soprattutto, questo è il punto che mi interessa, come Grillo non sia riuscito a far fronte al cambiamento di fase, quello dell’entrata trionfale in parlamento. Grillo e Casaleggio non hanno avvertito la necessità di riaprire tutti i dossier sui problemi italiani; non hanno chiesto l’aiuto di esperti; non hanno dato, e anzi hanno tolto, agli eletti gli strumenti per costruire uno straccio di programma non dico di governo, ma di collaborazione parlamentare per poter portare a casa qualche legge importante; hanno mostrato una terribile inadeguatezza politica e culturale nel chiudere ogni dibattito interno dietro la fesseria delle consultazioni on line (peraltro ristrette a un numero esiguo di partecipanti) che sono diventate ben presto un feticcio tribale.
Insomma quello che mi stupisce non è tanto l’inadeguatezza di Grillo e Casaleggio, ma la loro incapacità di farvi fronte. Grillo come opinion maker ha giocato un ruolo straordinario e con una straordinaria credibilità (ora volatilizzata), ma non è stato all’altezza delle ambizioni che con quel lungo percorso civile e mediatico sembrava aver un po’ alla volta maturato e di questo non si può essere contenti.
Certo nonostante la delusione e il disincanto di elettori e simpatizzanti non è detto che questa sia la fine del movimento. Certo ormai i grillini in parlamento sanno che difficilmente saranno rieletti (se i numeri sono quelli che abbiamo visto) e sanno che con le prossime elezioni per il Quirinale sarà meglio contribuire a scegliere il presidente e preferibilmente un presidente contrario alle elezioni immediate. Potrebbe trattarsi di un’occasione d’oro per Grillo e i grillini per reimpostare il loro discorso (e fatevi aiutare da qualcuno!) e per tentare di risalire una china difficilissima.
Ora, non so se Grillo sia davvero “un po’ stanchino” per risalirla e se il direttorio sia l’ennesimo trucchetto narrativo o un vero defilarsi del leader. Di certo a questo punto la vera citazione di Forrest Gump che identifica la situazione è l’altra famosa del film: “Stupido è chi lo stupido fa”.