Fenomenologia di Lara Comi
Lara Comi è un personaggio interessante. Presente in tutti i talk show politici, ha il pregio televisivo della prevedibilità. Nell’organizzazione binaria di ogni talk, per cui un ospite sostiene una posizione e un altro ospite la posizione contraria, Lara Comi sosterrà sempre la posizione della sua parte politica allo stato più puro, ma nella forma meno conflittuale.
Mi sembra di sentirli gli autori televisivi: «Chi invitiamo settimana prossima? Quello è troppo alto per il nostro pubblico, quell’altro fa troppo Barbara D’Urso, quell’altro è un po’ eterodosso, poi ci vuole l’eterodosso dell’altra posizione e dove lo troviamo. Ah beh, invitiamo la Comi, che le sue cose le dice».
E le doti comunicative di Lara Comi sono notevoli. Con quella bellezza tranquillizzante da cugina di secondo grado, quell’accento lombardo da festa di compleanno, con quei modi da maestra del catechismo che diventa amica di famiglia in un secondo, ha in più il grande pregio di padroneggiare i tempi e le tecniche del dibattito televisivo, compreso lo scontro. Comincia a parlare intrecciando una parola dopo l’altra accompagnando l’argomento finale – che però già hai capito – solo a spazio concesso riempito e in modo un po’ ipnotico. Quando l’argomento è molto debole aspetta che qualcuno la interrompa – un po’ come i difensori che proteggono il pallone fino a provocare il fallo – per dare al suo argomento dignità di argomento interrotto proditoriamente.
Non pretende che i suoi argomenti siano politici nel senso forte (al contrario di tanti suoi colleghi di schieramento opposto che a parità di tasso politico degli argomenti di Comi cominciano sempre con l’impegnativo «Come si fa con questa destra…»), ma è sempre disposta al «si può essere d’accordo o meno, ma». Cita sempre l’europarlamento – dove si capisce che lavora sodo -, ma i giornalisti non le chiedono mai niente su quello, perché credo che di europarlamento non ne sappiano niente.
Più facile interpellarla su tutto il resto e con il solito schema a due, bianco o nero. Unioni civili, sì o no?; Imu, sì o no?; Grillo, giusto o sbagliato?; le donne, salveranno o no il paese? Manca solo: Lady Oscar o Candy Candy? Meglio la nazionale dell’82 o quella del 2006? Tè o caffé?. Lara Comi saprebbe come rispondere e noi la seguiremmo.
Certo, in tempo di governi di larghe intese è il personaggio ideale. Si fida completamente di quanto deciso dai vertici del suo partito, ma non vede l’ora di fare amicizia con chiunque dialoghi con lei; non si assume una posizione propria, ma si trasmette quella decisa pensando che abbia un’intima ragionevolezza; non si è d’accordo su nulla, ma ci si vuole bene. Ma non è solo questo. Lara Comi ha dei talenti comunicativi, è una politica in formazione, molto giovane, post-ideologica, e sa rappresentare una certa Italia, una certa middle-class non rancorosa e in fondo semplice. Sarà interessante vedere come si evolverà.