Benigni, la costituzione e Bonifacio VIII
Sarà una deformazione professionale, ma ho sempre pensato che la prima frase dell’articolo 7 della Costituzione avrebbe potuto scriverla Bonifacio VIII: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Benigni l’ha spiegato come se fosse un articolo che dà corpo alla laicità dello stato, ma a me (che non sono un costituzionalista) sembra proprio il contrario. Si è mai vista una carta costituzionale che in un articolo dichiara che la sovranità appartiene al popolo e che in un altro articolo riconosce l’esistenza di una sovranità altra? Mentre fonda la propria sovranità, la repubblica non può fare a meno di fondarne un’altra, indipendente dalla propria e coesistente ad essa. Si dirà però che stato e chiesa sono indipendenti e sovrani “ciascuno nel proprio ordine”. Che ordine? Spirituale e temporale? Ecco appunto, lo diceva proprio Bonifacio VIII: I poteri ordinati da Dio sono due, temporale e spirituale. Certo, si dirà, ma nella Costituzione si dice proprio che sono indipendenti, che sono sovrani, che non devono interferire. È vero, ma se quell’articolo non ci fosse, i due ordini sarebbero meno indipendenti e sovrani? No, lo sarebbero di più, perché evocando la loro indipendenza e sovranità la Costituzione ha in realtà dato sostanza a un problema che poteva non esserci, ha associato ai propri principi fondamentali l’esistenza sovrana di un ordine diverso e potenzialmente in conflitto. Benigni fa bene a dire che la Costituzione italiana è la più bella del mondo (e ha fatto uno spettacolo straordinario, va detto), ma certo non per la sua laicità. Bonifacio, da Anagni, ringrazia.