Lutero non se ne abbia a male
L’articolo di Massimo Franco sul Corriere della Sera (ripreso anche dal direttore de Il Post) rende conto di un dibattito – per il momento piuttosto potenziale – che riattualizza lo storico divide tra Europa del Nord protestante e Europa del Sud cattolica addirittura al tema del debito e delle finanze pubbliche: il rigore (protestante) del Nord contro il lassismo (cattolico) del Sud. L’aiuto ai paesi del Sud sarebbe addirittura vissuto, da certi ambienti tedeschi e da una certa retorica antimediterranea, come un cedimento alla cultura dei paesi mai passati attraverso la Riforma e rimasti ancorati allo spirito del cattolicesimo.
Quello del divide è un tema storiografico complesso (e anche estremamente interessante in sé: da Weber sull’etica protestante a Braudel sulle grandi aree europee e mediterranee, ma si pensi anche all’impostazione storiografica ottocentesca su ”caduta del mondo romano/irruzione del mondo germanico” di cui si è nutrita l’autocomprensione nazionale di alcune aree europee). E che chiama alcune obiezioni.
La prima è macroscopica. L’epicentro della crisi del debito è certamente un paese mediterraneo, ma non di cultura latina e non di religione cattolica, cioé la Grecia, che è ortodossa. E non c’è modo di farla rientrare nello schema proposto.
Per puro amore di discussione potremmo però entrare nel merito dell’ipotesi, che è del tutto generica e caricaturale per come viene formulata, della relazione tra debito e protestantesimo/cattolicesimo e osservare che il problema per l’Europa, in questo momento, sembra piuttosto la visione drammatica del peccato di stampo protestante e luterano (che è una lettura radicale dell’agostinismo).
Caricatura per caricatura, se fosse questa visione del peccato, che non ammette mediazioni, riparazioni, intercessioni, interventi dell’istituzione, a impedire alla Germania di vedere che con il peccatore si negozia e lo si salva e ci si salva insieme a lui, attraverso l’istituzione? Se fosse il luteranesimo la causa dello spread?
Argomenti di fine estate, naturalmente. Ma ne aggiungo un altro. Pensiamo all’idea di un’istituzione sovranazionale, che ambisce a una funzione universale, ma che deve prendere in considerazione la varietà dei popoli e delle loro culture, un’istituzione che al tempo stesso necessita di unità e diversità. Proprio una tale idea, sulla quale tutti i paesi europei stanno riflettendo insieme per costruire una nuova istituzione continentale, è il contributo all’Europa, volenti o nolenti, del cattolicesimo romano. Lutero non se ne abbia a male.