E adesso basta con i moralismi
In questi mesi nell’opinione pubblica di vari paesi europei abbiamo sentito la panzana della Germania cattiva che vuole affondare l’Europa (essendo cattiva), si è sentito il brusio fastidioso contro il lassismo dei paesi latini (lassisti in quanto latini), si è parlato di un prestito (certo enorme) alla Spagna in termini di “salvataggio”, si è parlato di “paesi virtuosi” (in inevitabile contrapposizione mentale a “paesi viziosi”), si è detto che alcuni paesi dovevano fare “i compiti a casa”, si è puntato il dito contro una volontà di egemonia di Francia e Germania (che come si sa sono egemoniche per natura), si è usato l’assurdo acronimo di “pigs” per i paesi in difficoltà finanziaria. Insomma si è usato un implicito e coperto, ma tutt’altro che inerte o neutro, linguaggio moralista. Il che rischia oggettivamente di deviare l’attenzione dai problemi, che ci sono e sono tanti perché ogni paese ha una sua struttura multisecolare, un’organizzazione differente e debolezze e forze costitutive di natura eterogenea. Forse è il caso di approfittare degli apparentemente buoni risultati del vertice europeo per superare questo linguaggio e pensiero moralisteggiante e di ricordarsi (ricordarsi, perché in fondo fino a pochi anni fa lo tenevamo ben presente) che il progetto dell’unione europea e della moneta unica è l’impresa pacifica più complessa e grandiosa del secolo.