Un regolamento veneziano per i prossimi concorsi universitari
Non conosco il rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Carlo Carraro, ma mi sono imbattuto nel blog in cui spiega brevemente il regolamento che la sua università adotterà per i concorsi da ricercatore a tempo determinato (che in base alla riforma condurrano poi al ruolo di professore associato).
Mi sembrano interessanti tutti e tre i punti. In primo luogo i candidati dovranno aver svolto almeno un anno di ricerca postdottorato all’estero, oppure aver conseguito laurea, laurea magistrale e dottorato in due università diverse. In secondo luogo, i relatori della tesi di laurea o di dottorato non potranno far parte della commissione di concorso dei propri allievi. Il terzo punto (che però andrebbe approfondito) prevede che i giudizi seguano un format più rigido.
In poche parole si indeboliscono i meccanismi che hanno condotto a quella che avevo definito la casta dei poverini (nel frattempo alcune regole a cui alludo nel post sono cambiate) e soprattutto dei baroni.
Infatti si eliminano le barriere contro i candidati che provengono da altre università, finora rigidissime nei fatti, si spinge chi vuole fare una carriera accademica a muoversi e aprirsi a più esperienze di ricerca (questa mobilità peraltro – se incoraggiata da tutte le università – valorizzerebbe le università e i dipartimenti migliori), a fare anche una capatina all’estero, e si incrina il rapporto tra il barone e il giovane ricercatore agli inizi.
Se si stabilisce infatti che il relatore di tesi o dottorato non può far parte della commissione del concorso, e in più si rende necessaria una certa mobilità scientifica, si toglie all’allievo la convenienza ad assoggettarsi ai ricatti del barone o a quella logica di “do ut des” che ha poco a che vedere con la ricerca. Certo alcune obiezioni sono legittime e da prendere in considerazione (molte si scioglierebbero se un buon numero di università adottassero queste regole), ma mi sembra un esperimento che va in una giusta direzione.