“Confidiamo in Dio e teniamo asciutte le polveri da sparo”
Ho ricevuto questo sms qualche giorno fa, da una collega romana che mi augurava successo per un mio progetto dagli esiti piuttosto incerti per la complessità della situazione generale. La frase è attribuita a Oliver Cromwell, che si intendeva sia di Dio che di polveri da sparo (soprattutto) e ne richiama altre famose.
“Prega come se tutto dipendesse da Dio, e opera come se tutto dipendesse da te” comandava Ignazio di Loyola, oppure quella celebre, di Machiavelli (che però non ha esattamente lo stesso significato) “non partirsi dal bene, potendo; ma sapere entrare nel male, necessitato”. E in fondo anche la massima evangelica “Siate puri come colombe e astuti come serpenti” indica un doppio livello della realtà (o può indicarlo, non sto facendo esegesi biblica).
Un livello è quello esterno, fatto di tempi giusti, di situazione date, ma in movimento, di cambiamenti inaspettati o di linee di faglia, individuali e collettive, che maturano e si manifestano a un certo punto, di fiducia che si dà al mondo, ma anche di decisioni altrui e di piega che le cose prendono, in un senso o in un altro. L’altro aspetto, personale, individuale, fatto di preparazione, di previsioni, di lavoro e sacrificio, di capacità di stare con gli altri e nelle cose, di commercio con il mondo e con le situazioni. E i due livelli stanno sempre insieme, perché non sconfinino nel cinismo o nell’ingenuità, due lussi che in pochi possono permettersi.
L’sms mi ha fatto piacere, perché ha colto un’attitudine, ma mi sembra che abbia centrato anche il cuore di un’idea e di una concezione, quella del realismo e del pragmatismo. Perché la realtà si nutre sempre di un doppio aspetto, quello del nuovo e dell’inaspettato, che c’è sempre, e quello del nostro lavoro e della nostra azione, che non può solo aspettare il nuovo, ma deve prepararsi a provocarlo. Un realismo duplice che vale sempre, anche per noi oggi e per i tempi che stiamo vivendo. Confidiamo in Dio e teniamo asciutte le polveri da sparo.