Il taglio del bosco
Mio suocero[1] deve tagliare il bosco[2]. È un bosco piccolo, niente di speciale, anzi un pezzo di bosco che in mezzo ha anche un laghetto fangoso infestato di pesci gatto rattrappiti, così piccoli che sembrano rane, ma nelle notti d’estate il bosco si riempie di lucciole e diventa bellissimo, forse anche perché non si vede niente. Siccome è trent’anni che non viene pulito e ormai è pieno di rovi, e il sottobosco può provocare incendi, mio suocero ha deciso di recarsi[3] nell’ufficio competente del Comune di competenza per presentare regolare domanda e ottenere il nullaosta così da procedere. Dice che trent’anni fa non era stato complicato: aveva compilato un modulo, e dopo qualche tempo si era presentato un funzionario a verificare che tutto fosse in regola e ad autorizzare l’operazione. Quest’anno invece la funzionaria gli ha comunicato che la richiesta va presentata online sul sito appositamente approntato dalla regione di competenza.
Per rendergli più agevole il disbrigo della pratica, gli ha dato un foglio con le istruzioni dettagliate, così dettagliate che occupavano un paio di pagine di caratteri fitti. Ora: mio suocero non possiede un computer e anche se lo possedesse non saprebbe usarlo. Per questo ha pensato bene di rivolgersi a suo genero, che sarei io, e si è fatto invitare a cena per essere aiutato. Dopo avere mangiato, siamo andati sul sito indicato, ci siamo registrati e abbiamo avuto accesso al modulo per la compilazione online. Inserendo il nome della località veniva fuori una provincia sbagliata – Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese –, nonostante la località fosse esatta, ma sembrava il meno. Il problema era che le domande a cui dovevamo rispondere – cioè le caselle da barrare, anche soltanto per capire le nostre stesse intenzioni – erano complicatissime. Dopo avere scartato alcune ipotesi – laurearmi in agronomia, interpellare l’agrimensore K del Castello di Franz Kafka, Lars Mytting, lo scrittore norvegese di Norwegian Wood, manuale che insegna come tagliare gli alberi con la motosega per essere felici oppure Antonio Pascale, che oltre che scrittore è appunto agronomo – mi ci sono messo d’impegno confidando nel fatto che con un po’ di attenzione si riesce a venire capo di tutto. Sbagliavo. Ecco, di seguito, le opzioni per specificare il tipo di taglio di bosco che intendevamo effettuare:
Articolo 7 – Conversione di bosco di alto fusto o a struttura più complessa in ceduo semplice per motivi eccezionali
Articolo 8 comma 3 – Estirpazione di piante per uso bonsai
Articolo 8 comma 6-7 – Sradicamento ceppaie in situazioni ambientali particolari
Articolo 9 – Rinnovazione dei boschi per mutare la composizione specifica
Articolo 14 – Deroga alle limitazioni relative alla periodicità e all’estensione dei tali
Articolo 15 – Utilizzazione in aree forestali situate oltre i 1500 m s.l.m. o con pendenza superiore al 100% o in aree instabili
Articolo 20 comma 3 – Avvallamento materiali legnosi lungo i versanti in erosione e/o sistemati a strascico su strade aperte al traffico
Articolo 20 comma 6 – Apertura, allargamento o manutenzione di piste e strade forestali con movimento di terreno (la competenza è dell’Ente delegato in materia di Vincolo idrogeologico)
Articolo 21 – Installazione di gru a cavo (l’autorizzazione è di competenza del Sindaco)
Articolo 23 – Resinazione
Articolo 29 punti 1 e 3 – Pascoli in boschi di nuova formazione o degradati
Articolo 29 punti 1 e 5 – Recinzione di aree forestali per pascolo bestiame
Articolo 31 punti 1 e 2 – Pascolo delle capre
Articolo 31 punti 1 e 4 – Pascolo delle capre in terreni comunali (con licenza del sindaco)
Articolo 33 (modificato da Piano Regionale AIB) – Spettacoli pirotecnici e accensione di fuochi per feste paesane o per campeggio scout (l’autorizzazione è di competenza del Sindaco)
Articolo 42 comma 2 – Utilizzazione di boschi di alto fusto su superficie superiore a 2ha
Articolo 45 comma 5 – Disponibilità del deposito cauzionale effettuato per la rinnovazione di fustaie coetanee tagliate a raso
Articolo 46 – Tagli di sementazione (ed eventualmente di preparazione)
Articolo 48 – Interventi in fustaie “transitorie”
Articolo 53 – Recupero di soprassuoli castanili alla produzione di frutti
Articolo 56 – Taglio di cedui coniferati su superficie maggiore di 2ha
Articolo 59 – Ripristino di cedui “invecchiati” in cedui a regime
Articolo 60 – Potatura e svettamento per frasca nei boschi cedui
Articolo 64 – Eliminazione di cespugli e arbusti fuori dalle aree di cui agli art. 15,52,53
Articolo 65 – Raccolta e asportazione di piante officinali e/o della flora spontanea
Articolo 67 – Deroga dai periodi consentiti per il pascolo
Articolo 70 comma 2 – Trasformazione di aree forestali e di terreni saldi in terreni soggetti a lavorazione periodica (la competenza è dell’Ente delegato in materia di Vincolo idrogeologico)
Articolo 70 comma 3 – Taglio ed estirpazione di alberi ed arbusti in terreni saldi (RDL 3267/23)
Articolo 71 comma 3 – Lavorazione andante del terreno per l’impianto di nuovi soprassuoli (l’autorizzazione è di competenza dell’Ente delegato in materia di Vincolo idrogeologico)
Articolo 81 comma 3 – Uso della viabilità forestale per specifiche motivazioni di pubblica utilità (l’autorizzazione è di competenza del Sindaco)
Articolo 81 comma 4 – Uso della viabilità forestale per manifestazioni agonistiche (l’autorizzazione è di competenza del Sindaco, previa presentazione di specifica documentazione)
Espletata la scelta tirando a indovinare – più che altro per esclusione: resinazione, bonsai, pascoli per capre, spettacoli pirotecnici e feste paesane ci sono apparse improbabili – si è aperto un altro capitolo infernale, quello delle Comunicazioni (aggravato dal fatto che non sapevamo se dovevamo fare una Comunizazione o una Richiesta).
Articolo 12 – Conversione di bosco ceduo in alto fusto
Articolo 20 – Manutenzione di condotti e canali per esbosco nonché di strade e piste forestali senza movimentazione di terreno
Articolo 22 – Carbonizzazione
Articolo 27 – Coltivazione di alberi di Natale
Articolo 42 comma 1 – Utilizzazione di bosco di alto fusto su superficie inferiore a 2ha
Articolo 43 comma 1 – Tagli intercalari
Articolo 63 – Altri interventi nei boschi cedui che non richiedono specifica autorizzazione
Articolo 69 – Miglioramento dei pascoli
Articolo 72 comma 1 – Lavorazione localizzata del terreno per l’impianto di nuovi soprassuoli arborei
Articolo 73 – Utilizzazione agronomica dei terreni usati per l’arboricoltura da legno
Anche in questo caso siamo andati per esclusione: non dovendo migliorare pascoli, coltivare alberi di Natale o carbonizzare alcunché, la scelta è caduta – se ben ricordo – su “Tagli intercalari”. Superato l’ostacolo abbiamo avuto accesso a un altro modulo dove inserire i dati anagrafici e l’indirizzo email del proprietario del bosco che però non ha un indirizzo email, sicché ho inserito il mio, cioè quello del genero del proprietario del bosco, sperando che me lo facessero passare. Sul più bello, quando la meta sembrava vicina, è apparsa una minacciosa finestrella «inserisci CUUA», e io ho cliccato su CUAA, solo che è apparsa una finestra pop up ancora più minacciosa, che comunicava che per farlo mi serviva un CUUA.
Ho preferito fare finta di niente. Così ho cliccato impavido a caso, inserendo mail non certificate, registrando utenti, ipotizzando piante, cambiando a mano la provincia sbagliata nonostante la località fosse esatta, e a ogni clic mi si chiedeva altro, per esempio di specificare in tonnellate la quantità di legname previste, l’età del soprassuolo e le specie arboree presenti, se il bosco fosse in prevalenza un castagneto da frutto, ceduo semplice, invecchiato o giovane, oppure una fustaia adulta, matura o transitoria.
Alla fine – miracolo – è apparso un PDF dove si vedeva proprio la casa di mio suocero e il bosco, visti dall’alto, in pianta e fotografati da un satellite, con la numerazione del lotto del bosco e una parvenza di storia. Erano sei pagine fitte di informazioni che davano un senso di Stato, ordine e controllo, e che dicevano che in Italia da secoli esiste un sapere e che questo sapere è stato digitalizzato, e che adesso è lì per ogni cittadino che ne abbia bisogno per fare quel che deve fare, per irrigare un campo, recintare un prato o, appunto, tagliare un bosco.
Solo che erano passate tre ore e si stava facendo tardi. E soprattutto: che il modulo diceva che il modulo andava presentato personalmente in Comune, cioè che si ritornava al punto di partenza, dalla funzionaria del Comune, senza passare dal via come a Monopoli, e soprattutto-soprattutto, che la provincia era sbagliata nonostante la località fosse esatta e avessi ripetutamente tentato di correggerla a mano.
Nonostante tutto, però, il Problema 1 sembrava superato. Non restava che affrontare il Problema 2. Mio suocero avrebbe dovuto recarsi con il plico in Comune, correndo il rischio concreto, quasi la certezza, di essere respinto per irregolarità nella compilazione del modulo dalla funzionaria iniziale e dovere ricompilare tutto da capo, senza nessuna fiducia nel fatto di riuscire a rifarlo correttamente. Dopo molto pensare abbiamo deciso di mandare una email al geometra del Comune che mio suocero conosce personalmente – si chiama geometra Boschi, vedi a volte le coincidenze, ed è molto gentile – per chiedergli gentilmente di prendere visione del documento in oggetto e apportare le correzione del caso (a cominciare dalla zona, sbagliata, nonostante la località fosse esatta).
Dopo qualche giorno il geometra Boschi ha risposto che andava abbastanza bene, ma che la provincia era sbagliata e che alla Regione non gli davano risposte perché non sapevano bene di chi fosse la competenza, visto che la riforma Delrio sull’abolizione delle provincie era stata abolita dalla vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre, e di provare a correggere online il documento, che se no bisognava compilare tutto da capo. Così sono riandato sul sito, questa volta da solo, solo che il documento non si poteva più correggere e comunque dopo un solo accesso, sul sito compariva una scritta che diceva: «Per improrogabili interventi di manutenzione l’accesso è interrotto fino a data da destinarsi».
Mio suocero è tornato in Comune. Il geometra Boschi l’ha ricevuto con gentilezza e, insieme, mi hanno telefonato chiedendomi se potevo per favore ricompilare tutto da capo. Mi sono rifiutato – mi sento in colpa per questo – ma non potevo correre il rischio che, per un qualsiasi accidente tecnologico, la provincia risultasse di nuovo sbagliata, nonostante la località fosse esatta. Il geometra Boschi gli ha gentilmente consigliato di recarsi alla Coldiretti più vicina che, per quanto oberata da altre richieste similari, lo avrebbe sicuramente aiutato. Infatti, per quanto oberati e dopo molti intoppi, gravi incertezze e grandi difficoltà, i signori della Coldiretti lo hanno aiutato. Ci è voluto un pomeriggio intero a causa delle decine di bisognosi in attesa di ricevere soccorso, ma lo hanno aiutato. Adesso non resta che attendere l’autorizzazione dalla provincia o dalla regione, e finalmente procedere al taglio.
Eravamo stati intrappolati in un cortocircuito infernale formato da tre entità incommensurabili che le stranezze della storia hanno fatto entrare in collisione: una volontà di modernizzazione e semplificazione digitale forse meritoria ma inapplicabile, la competenza di un giovane informatico con tutta probabilità esternalizzato e del tutto ignaro di comunicazione, e le conoscenze agronomiche di un qualche tecnico agronomo di un qualche ufficio regionale/provinciale/comunale/ministeriale desideroso di mettere a frutto e fare conoscere al mondo la propria competenza.
Mi sono ricordato che una mattina di queste ero passato davanti alla mia panetteria. I panettieri sono persone immacolate. Il padre arrivò a Milano sessant’anni fa dalla Sicilia e incominciò a lavorare da bambino come garzone e poi, risparmiando, comprò il negozio dove avrebbe lavorato ogni giorno per cinquant’anni insieme alla moglie e, poi, al figlio. Adesso che i due sono anziani, la panetteria si sta rimodernando, hanno comprato una macchina per fare il caffè, preparano qualche piatto in più oltre alle pizzette e hanno messo qualche tavolo in modo da trasformarla in un bar. Ma quella mattina c’era un tizio accovacciato che si accaniva con un trapano sulla base dell’angolo formato dal marciapiede e il muro del palazzo. Ho domandato al panettiere e al trapanatore che cosa stessero facendo. Mi hanno spiegato che un regolamento stabilisce che per avere il permesso di mettere i tavolini fuori è necessario che tra il muro e il marciapiede ci siano almeno 3 metri (o 2, non ricordo) e che a loro mancava un centimetro. Dopo avere tentato in tutti i modi di avere il permesso, qualcuno gli aveva non ufficialmente suggerito di rosicchiare il centimetro mancante scavando un solco invisibile con il trapano alla base del palazzo. Ora la panetteria ha tre tavolini fuori dove la gente si ferma a bere il caffè, mangiare le crespelle o bere il vino.
Sono sempre stato a favore delle regole, ma incomincio ad avere il dubbio che in molti casi il metodo più veloce, economico ed efficiente sia la conoscenza diretta tra le persone. Non è sensata la pretesa di definire e regolamentare nei dettagli ogni attività umana. Anche questa mi sembra una variante della tendenza a concepire la democrazia come una macchina che funziona solo dall’alto (ne avevo scritto qui). Il buonsenso e le relazioni personali sono esposte alla corruzione e al favoritismo, e certamente bisognerebbe inventare delle contromisure, ma la sovrabbondanza di regolamenti non cancella affatto questi rischi. Anche perché alla fine sono ancora le relazioni personali e il buonsenso dei funzionari, quando ci sono, a fare funzionare le cose. La burocrazia tecnologica che pretende di definire al centimetro ciò che si può o non si può fare o ordina di compilare online questionari impossibili produce danni molto maggiori, in termini di costi e infelicità. E perfino di democrazia.
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Note a pié di pagina
[1] Siccome sono un radical chic detesto la parola suocero, al pari di altre parole come genero, nuora, consuocero, ferie e colleghi, ma essendo appunto radical chic troverei volgare utilizzare una perifrasi, un nome proprio o un pronome, oppure inventarmi un amico immaginario o ancora adottare una narrazione impersonale, e quindi dopo attenta riflessione ho deciso di assumermi la responsabilità di avere un suocero e di chiamarlo tale.
[2] Il taglio del bosco peraltro è un romanzo di Carlo Cassola che non ho mai letto e certo non leggerò per scrivere questo articolo. Inoltre il diritto all’uso della legna è l’argomento della tesi di laurea di Karl Marx, che non ho letto neanche quella e certo non leggerò per scrivere questo articolo. Ma essendo, appunto, un radical chic ci tengo a fare sfoggio dei miei studi. Mi scuso dell’interruzione.
[3] Il verbo recare, soprattutto nel riflessivo recarsi, introduce bene mi sembra nell’atmosfera burocratica in cui vorrei che questo testo fosse avvolto.