Il transatlantico e la pozzanghera
L’Italia è sempre stata fondata su coppie di opposti: papa imperatore, guelfi ghibellini, fiorentini pisani, garibaldini borbonici, partigiani fascisti, comunisti democristiani, Coppi Bartali, Milan Inter, Rai Mediaset e Rizzoli Mondadori, appunto, le due maggiori case editrici italiane. L’acquisizione di RCS Libri che in pancia ha marchi come Rizzoli, Bompiani e Marsilio (mentre Adelphi ha deciso di tornare a essere indipendente) da parte di Mondadori potrebbe, quindi, indicare una generale tendenza al progressivo abbandono dell’attitudine italiana a concepirsi per contrapposizione. È un po’ come se un nuovo partito avesse inglobato la tradizione comunista e quella democristiana. Ma la nascita di un gruppo editoriale che vale il 35 per cento del mercato italiano rappresenta anche una scommessa sul futuro e sulla natura del libro.
E’ difficile immaginare che forma si darà il nuovo Gruppo, quali saranno i suoi assetti di potere e le sue catene organizzative e decisionali, ed è impossibile prevedere quali autori se ne andranno e come l’Antitrust valuterà l’operazione, ma certamente Mondadori-RCS – bisognerebbe vietare per legge di scrivere Mondazzoli – realizzerà economie di scala capaci di generare risparmi mostruosi, avrà un potere ancora maggiore dell’attuale di condizionare gli ordinativi delle librerie, e quindi di stabilire le tirature dei libri e produrre i bestseller.
Ma, soprattutto, Mondadori-RCS è una previsione sul fatto che l’editoria debba continuare a essere, come nel Novecento, un’attività industriale, e che l’unico modo di fare profitti per l’industria editoriale sia raggiungere grandi dimensioni. E’ certamente una possibilità, ma non è l’unica. In soli tre anni, dal 2011 al 2014, il mercato librario italiano è passato da 3 miliardi 116 milioni di euro di fatturato complessivo a circa 2 miliardi e mezzo (è questo il dato che l’AIE, Associazione Italiana Editori, renderà pubblico nel prossimo rapporto annuale). Significa che il mare si è rimpicciolito, e che probabilmente continuerà a farlo nei prossimi anni. E quindi che non è affatto detto, che la strategia migliore per restare a galla sia quella di ingrandire la nave. Mondadori RCS potrebbe rivelarsi un transatlantico in una pozzanghera, mostruoso come una Grande nave a Venezia o incagliato come la Costa Concordia reclinata davanti agli scogli del Giglio. Una nave di questa portata, data la scarsità d’acqua, può provocare disastri, devastare quello che c’è intorno, ma anche avere una navigazione difficile.
Chi ha pubblicato o lavorato per case editrici che fanno parte di grandi gruppi sa che, a fronte dei molti vantaggi – in termini di distribuzione, comunicazione, professionalità – c’è sempre un prezzo da pagare alla grandezza, in termini di velocità ed agilità, quindi anche di creatività, una qualità che per chi fa libri deve rimanere essenziale. I grandi successi sono per natura difficilmente pianificabili, e forse lo sono ancora meno quando parliamo di libri. Nessuno avrebbe mai scommesso, per esempio, che ad attutire le perdite del Gruppo RCS quest’anno sarebbe stato un librino come Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli pubblicato da Adelphi. Un libro bello e piccolo, che date le previsioni di vendita, nessuna grande casa editrice si sarebbe potuta permettere. Nessuno, soltanto un paio di anni fa, avrebbe potuto immaginare che in Italia, nel 2015, le librerie indipendenti sarebbero cresciute sia per numero di copie che per valore, a fronte di un calo delle grandi catene – come Feltrinelli, Giunti o, appunto, Mondadori – e di un crollo delle vendite di libri in supermercati e autogrill. Qualcosa di simile è accaduto negli Usa dove, dal 2009, il numero delle librerie indipendenti è cresciuto del 27 per cento. Che il futuro del libro – e dell’editoria in genere – sia industriale è certamente una possibilità. L’altra è che il libro sia per sua natura un oggetto di artigianato e che oggi – darwinianamente parlando – sia più attrezzato alla sopravvivenza mantenendosi tale.