Il nuovo accordo NATO-UE al vertice di Varsavia
L’8 luglio 2016 il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, hanno pubblicato il primo comunicato congiunto tra la NATO (l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e l’Unione Europea, con l’intento di annunciare il nuovo piano strategico di partnership. Nello stesso giorno i capi di Stato e di governo dei Paesi membri della NATO e della UE si sono riuniti a Varsavia, in Polonia, per prendere delle decisioni molto importanti su una serie di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia e per fronteggiare le minacce delle organizzazioni terroristiche internazionali: il Telegraph ha scritto che le decisioni prese debbano ritenersi le più importanti dalla fine della Guerra Fredda. Il nuovo accordo tra la NATO e la UE è stato condizionato anche dalle ripercussioni politiche scaturite dall’esito del referendum svoltosi nel Regno Unito il 23 giugno scorso, in cui la maggioranza dei cittadini ha votato a favore dell’uscita del Paese dalla UE: un funzionario della NATO ha detto che i fatti di queste ultime settimane hanno dato un forte impulso alla volontà dei leader occidentali di rafforzare l’alleanza, allontanando l’idea che la loro coesione si fosse indebolita. Al fine di rafforzare la cooperazione atlantica sono stati avviati anche dei colloqui con i governi di Svezia e Finlandia (che non fanno parte della NATO).
Il comunicato NATO-UE
Uno dei punti principali dell’accordo raggiunto dalla NATO e dalla UE è la sicurezza e riguarda nello specifico la cosiddetta hybrid warfare, che si può tradurre semplicemente come “guerra ibrida”. Si tratta di una serie di azioni di guerra messe in atto in contemporanea da parte di uno Stato: quelle convenzionali, quelle cosiddette irregolari, quelle riguardanti il crimine informatico. Durante un’audizione del febbraio 2016 al Senato degli Stati Uniti, il generale statunitense Philip Breedlove – parlando di guerra ibrida – si riferì per esempio alle operazioni messe in atto dalla Russia nel favorire il flusso dell’immigrazione illegale verso l’Europa, con lo scopo di destabilizzare i Paesi occidentali. Al fine di prevenire questo tipo di azioni, la NATO e la UE hanno stabilito di moltiplicare lo scambio di informazioni (anche informatiche) tra i propri servizi di intelligence e di aumentare il numero delle forze armate dispiegate lungo i confini dei Paesi baltici e delle coste dell’Europa meridionale. Le operazioni di difesa saranno sempre più condivise attraverso un appoggio reciproco e le esercitazioni militari in programma per il 2017 e il 2018 saranno coordinate. Oggi le truppe NATO sono presenti anche in Afghanistan, in Iraq (dove i militari stanno formando le forze di polizia irachene), in Giordania, in Tunisia, in Siria e al confine tra Siria e Turchia, con lo scopo di sostenere la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico.
I temi del vertice di Varsavia
Durante il vertice di Varsavia i rappresentanti della NATO hanno deciso di prendere alcune nuove misure nei confronti della Russia, dopo le operazioni avviate dall’esercito (e dai gruppi separatisti russi) nel 2014 nella penisola ucraina della Crimea (e la sua successiva annessione), e le esercitazioni militari compiute negli ultimi mesi in Estonia, Lettonia e Lituania per rafforzare la propria presenza militare lungo i confini con gli ex Stati satelliti dell’Unione Sovietica. In un’intervista rilasciata a Euronews, Jens Stoltenberg ha detto che la NATO è pronta a difendere tutti gli alleati e che un attacco a uno di essi sarà considerato un attacco verso l’intera Alleanza (come previsto dall’articolo 5 del Trattato del 1949), specificando però che «l’Alleanza non vuole una nuova Guerra Fredda, non vogliamo una nuova corsa agli armamenti, ecco perché continueremo a lottare per un maggior dialogo politico con la Russia, per ridurre le tensioni e sviluppare un rapporto migliore». Le operazioni militari della Russia fatte in prossimità dei Paesi baltici hanno coinvolto fino a oggi dalle 40mila alle 80mila truppe: il marzo scorso 33mila soldati russi hanno simulato degli attacchi simultanei verso la Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca e quasi ogni settimana la Russia invia dei caccia bombardieri per sondare lo spazio aereo dei membri più orientali della NATO.
Il vero passo in avanti fatto dalla NATO al vertice di Varsavia riguarda il parziale superamento di un accordo stipulato con la Russia nel 1997, in cui si stabiliva che l’alleanza atlantica non può mantenere le proprie truppe da combattimento in modo permanente nei Paesi a est della Germania, a meno che le condizioni di sicurezza degli Stati alleati non siano in pericolo. Evidentemente, i rappresentanti dei Paesi dell’alleanza atlantica considerano cambiate queste condizioni, anche se si cercherà un compromesso per non far venir meno la validità di quell’accordo fatto con la Russia. Le truppe stazioneranno in basi militari considerate temporanee e saranno fatte ruotare di Paese in Paese: ci saranno truppe britanniche, poi statunitensi, e così via. In questo modo le zone considerate a rischio rimarranno comunque coperte: l’idea è quella di avere sempre dei battaglioni in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.
Le posizioni e le mosse dei membri della NATO
Il presidente USA Barack Obama ha annunciato l’invio di 1000 soldati dell’esercito statunitense in Polonia, dopo che nel 2014 aveva deciso di mettere in atto un piano per diminuire il numero dei militari presenti in Europa. Inoltre, gli Stati Uniti hanno costruito una serie di scudi missilistici che avranno sede in Romania, Turchia e Spagna, sotto il comando della NATO: i funzionari del Pentagono hanno spiegato che gli scudi sono stati costruiti per fronteggiare le possibili minacce da parte dell’Iran e della Siria e che non rappresentano una mossa contro la Russia. Diversi analisti politici spiegano però che i leader occidentali temono delle reazioni eccessive da parte di Vladimir Putin, a seguito delle decisioni prese dalla NATO e dell’annuncio di operazioni militari sui confini orientali dell’Europa. Ben Rohodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha detto che se il governo russo «continuerà a comportarsi in modo aggressivo la presenza militare in Europa orientale aumenterà ancora». Da parte sua il governo del Regno Unito ha annunciato che saranno inviati cinquecento soldati con base in Estonia, mentre le truppe canadesi stazioneranno inizialmente in Lituania e quelle tedesche in Lettonia.
Le mosse della Russia e il sistema A2AD
Il sistema militare A2AD sta per “Anti-Access Area Denial”, che tradotto sarebbe “anti-accesso/area di diniego”: si tratta di un sistema di difesa anti-aerei e anti-navi che viene posizionato in aree strategiche. La Russia ne ha costruiti diversi in questi ultimi anni e tutti in zone molto significative per la NATO, come nel caso di Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso diretto al mar Baltico. Questo sistema difensivo è stato progettato dalla Russia per evitare l’espansione dell’area d’influenza della NATO nell’Europea orientale e in risposta allo scudo missilistico di difesa costruito dagli Stati Uniti. Nell’ipotesi in cui la Russia decidesse di instaurare una no-fly zone, questa si estenderebbe da Kaliningrad fino a coprire circa un terzo dello spazio aereo polacco: per questo il Pentagono, fin dal 2012, monitora i movimenti su Kaliningrad. La Russia ha più volte fatto sapere di voler implementare il suo sistema A2AD anche nella città di Tartus (il secondo porto della Siria), nella penisola di Crimea e sui bacini del mar Baltico e del mare di Barents.