Com’è andata per le donne alle Europee
Il sistema elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo con cui si è votato il 22-25 maggio scorso prevedeva la possibilità di indicare fino a tre preferenze. In alcuni paesi, tra cui l’Italia, era prevista un’ulteriore norma per garantire la parità tra i nomi indicati, che obbligava di alternare il genere dei candidati prescelti. In Italia per esempio si potevano scrivere i nomi di due uomini e una donna o di due donne e un uomo. In caso contrario, l’ultima preferenza sarebbe stata considerata nulla.
Il Partito Popolare Europeo (PPE) di centrodestra ha ottenuto la maggioranza dei seggi (221, su un totale di 751), seguito dal Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) che ha ottenuto 189 seggi. Complessivamente, il numero degli eurodeputati donna è cresciuto dell’1,25 per cento rispetto all’elezione del 2009: il numero assoluto non è invece disponibile, perché i gruppi non si sono ancora formati e molti degli eletti potrebbero cedere il proprio seggio.
Nella legislazione precedente, in cui furono eletti 766 eurodeputati, le donne rappresentavano il 36,75 per cento degli eurodeputati, gli uomini il 63,25 per cento. Nella situazione attuale quindi la percentuale di donne sale al 38 per cento, ancora parecchio distante dalla parità auspicata da molte associazioni e da alcuni gruppi politici che praticano la formula delle quote. La maggior parte delle donne sono state elette con i partiti di centro sinistra. Inoltre, il Gruppo dei Verdi (che hanno ottenuto complessivamente 52 seggi nel PE, ed eletto il 40 per cento di donne) aveva indicato, a differenza di tutti gli altri gruppi politici, un uomo e una donna come candidati alla presidenza della Commissione Europea, il francese José Bové e la tedesca Ska Keller.
L’unico gruppo a raggiungere la parità di genere in base al numero dei propri eletti è stato il Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE-NGL) guidato da Alexis Tsipras, con il 51,11 per cento, seguito dal Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) guidato da Martin Schulz.
Molto più distanti i gruppi di centrodestra ed estrema destra: per esempio lo UKIP guidato da Nigel Farage – il partito di estrema destra che ha vinto le elezioni europee nel Regno Unito – ha eletto 8 eurodeputate, il 21 per cento di tutti i candidati nelle liste. Ancora più curiosa la situazione del Fronte Nazionale guidato da Marine Le Pen – partito francese di estrema destra che ha ottenuto il 19,25 per cento dei voti, secondo a livello nazionale – che ha dovuto affrontare una serie di polemiche legate proprio alla questione di genere, per una candidata eletta costretta a dimettersi.
Joëlle Bergeron (seconda nelle lista della circoscrizione Ovest) ha annunciato le dimissioni il 26 maggio, il giorno dopo lo scrutinio, senza spiegare se si sia trattato di una sua decisione o del partito. Ha detto soltanto: «Non voglio pregiudicare il Fronte Nazionale». Secondo il quotidiano francese Le Télégramme, Joëlle Bergeron sarebbe stata costretta dal partito a lasciare il posto a Gilles Pennelle, terzo nella lista. Sarebbe stato lo stesso Gilles Pennelle a spiegare come sono andate le cose: «Era già stato deciso prima delle elezioni, ma non credevo venisse messo in pratica, pensavo che la parità di genere sarebbe stata rispettata». Oltre ad aver rinunciato al seggio del Parlamento Europeo, Joëlle Bergeron avrebbe deciso di abbandonare anche il Fronte Nazionale.
In Italia, secondo un’analisi dei risultati elettorali elaborata da Termometro Politico, sulle 12.637.537 preferenze attribuite complessivamente a livello nazionale, oltre 4,8 milioni sono andate alle donne, pari al 38,67 per cento, più del doppio rispetto alle precedenti elezioni europee del 2009. A livello territoriale il dato appare complessivamente abbastanza omogeneo, con una piccola flessione nella circoscrizione meridionale, in cui è stato attribuito alle donne circa un voto su tre.
Su settantatré eurodeputati eletti in Italia ventinove sono donne, mentre cinque anni fa erano state dieci. Anche in questo caso però i dati riguardano i candidati proclamati secondo le graduatorie, senza tener conto di eventuali rinunce. Il Partito Democratico (PD), che è stato il primo partito con il 40,81 per cento dei voti, aveva presentato cinque capolista donne nelle cinque circoscrizioni previste: Alessia Mosca nella circoscrizione Nord Ovest, Alessandra Moretti nella circoscrizione Nord Est, Simona Bonafé nella circoscrizione Centro, Pina Picierno nella circoscrizione Sud e Caterina Chinnici nella circoscrizione Isole. Sono state tutte elette con oltre 100mila preferenze.