Report, le banche e i cittadini
Chi ha visto domenica scorsa la puntata di Report della sempre più brava Milena Gabanelli, dedicata al tema della grande evasione fiscale, non può non aver provato – almeno io l’ho provato – un profondo disappunto nel vedere come i banchieri intercettati a Cernobbio (al forum Ambrosetti che si svolge ogni anno a Villa d’Este ai primi di settembre) dall’inviata Giovanna Boursier cercassero in tutti i modi di sottrarsi alle sue domande.
Il primo, Alessandro Profumo, non ne ha proprio voluto sapere di fermarsi a scambiare due parole. Eppure dovrà passare più di un mese perché venga fuori, il 19 ottobre, la notizia di un’indagine giudiziaria a suo carico (insieme ad altre persone) per un’operazione realizzata con Barclays nel 2007 quando era amministratore delegato di Unicredit, che avrebbe provocato secondo gli inquirenti un illecito profitto ai danni del fisco di 245 milioni di euro, già sequestrati. Insomma, non c’era in quel frangente una sorta di segreto istruttorio da rispettare che impedisse di rispondere a qualche domanda della giornalista.
Il secondo, Massimo Ponzellini, da pochi giorni ex presidente della Banca Popolare di Milano, qualche parola sulla transazione della “sua” banca da oltre 160milioni di euro con il fisco l’ha pronunciata, rimandando per ulteriori dettagli a un’intervista più particolareggiata che si sarebbe dovuta svolgere da lì a qualche giorno ma che, sebbene promessa, non ha invece più avuto luogo.
Il terzo, Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa SanPaolo, si è detto molto interessato al tema, ma anche lui ha promesso alla Boursier un’ intervista che finora non ha avuto seguito. Chissà se più in là.
Oggi Unicredit è alle prese con la necessità di effettuare un aumento di capitale monstre da oltre 7 miliardi di euro perché così vuole l’Eba (European banking authority) per il suo rafforzamento patrimoniale. Anche BPM dovrà effettuare un aumento di capitale di circa 800 milioni di euro, fortemente invocato dalla Banca d’Italia che a più riprese ne ha criticato la gestione, chiedendo netta discontinuità rispetto a un passato dove prassi ben poco “ortodosse” di promozioni e carriere (legate all’appartenenza a certe sigle sindacali) e indagini della magistratura riguardanti lo stesso Ponzellini per l’erogazione di finanziamenti molto dubbi l’hanno resa una banca pericolosamente in declino.
Ancora sabato scorso l’economista Alessandro Penati parlava di saga BPM senza lieto fine mentre poco più di un mese fa, il suo collega Luigi Zingales aveva evocato addirittura il famoso manuale Cencelli per la distribuzione delle cariche.
Sempre l’Eba e sempre per esigenze di rafforzamento patrimoniale chiede anche a Monte dei Paschi di Siena, il cui presidente Giuseppe Mussari è anche presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana) un aumento di capitale di oltre 3 miliardi di euro. Appena nel luglio scorso MPS ha effettuato un altro aumento di capitale da 2 miliardi di euro e il suo socio di riferimento, la fondazione MPS, per mantenere la sua partecipazione oltre il 50% (per ragioni che, come è stato a suo tempo sottolineato, poco hanno a che vedere con logiche di mercato bensì rispondono più a motivazioni politiche locali) si è indebitata per oltre 500 milioni di euro. Con la conseguenza inevitabile di forti contrazioni di erogazioni al territorio che, nel caso di partecipazione a un nuovo aumento di capitale, si ridurranno ancor di più.
Non dimentichiamoci, infatti, che le fondazioni bancarie sono enti noprofit a tutti gli effetti con la “missione” di sostenere progetti di utilità sociale e che la partecipazione bancaria dovrebbe essere solo strumentale all’ottenimento dei dividendi necessari per assolvere a questa funzione principale. Il centro studi Prometeia ha calcolato che il sistema fondazioni bancarie nel suo complesso, a causa del calo delle quotazioni delle banche, ha registrato da inizio anno minusvalenze per oltre 8 miliardi di euro.
Sempre da inizio anno, ricordava domenica Roberto Perotti sul Sole 24 Ore, le azioni delle maggiori banche hanno perso tra il 40% e il 60% del loro valore. Negli ultimi due anni tra il 60% e il 75%.
Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, l’associazione che raggruppa le fondazioni bancarie, è stato descritto “imbufalito” (Repubblica del 28 ottobre) per via delle richieste di capitalizzazione che vengono dall’Eba.
I cittadini allora come dovrebbero essere nei confronti di banche, banchieri e fondazioni bancarie?