Come una svista

Avrei voluto starne fuori, non parlarne, non aggiungere l’ennesima voce di smarrimento e spossatezza a commento dell’abisso etico e morale nel quale il nostro Paese è ormai sprofondato per via delle note, ultime vicende del Cavaliere.

Avrei voluto parlar d’altro. Avevo anche già pronta una lista di argomenti che mi sarebbe piaciuto affrontare, a partire dall’argilla su cui erano costruite le “equazioni” sciorinate dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia domenica scorsa da Fabio Fazio, quando ha sostenuto che più crescita economica significa più crescita morale e, quindi, più diffusa solidarietà. Oppure, che produrre di più vuol dire distribuire di più. O, ancora, che l’Italia deve tornare a crescere senza però che spendesse una sola parola una su che cosa intendesse per crescita visto che in economia sono poche le espressioni così “dense” di significati molteplici, anche antitetici tra di loro, come appunto crescita.

Anche la pressoché totale assenza nel dibattito politico di una riflessione critica, intellettualmente onesta, su questi automatismi professati come dogmi da tanti, a destra e a sinistra, è alla base delle enormi difficoltà che l’Italia incontra per uscire dalla crisi (altro che metafora del videogame in cui abbattuto un mostro ecco che ne spunta subito fuori un altro sempre nuovo, tanto cara al ministro Tremonti che la cita ripetutamente da anni).

Poi, visto come è andata proprio con la Marcegaglia, che il giorno successivo era in prima pagina su tutti i giornali essenzialmente per una sola ragione, per  aver detto che «il Governo è fermo da sei mesi», ho preferito desistere, ancora una volta Berlusconi aveva catalizzato tutta l’informazione.

Ieri, però, una notizia praticamente di gossip e il chiaro monito del presidente della Cei Cardinal Bagnasco ad adottare comportamenti più sobri e dignitosi rivolto a chi ricopre incarichi pubblici mi hanno fatto cambiare idea. Anch’io una cosa la voglio dire sull’attuale diffuso stato di degrado. Per interposta persona.

La notizia è che la figlia di Cristiano De Andrè, la ventunenne Francesca, ha deciso di partecipare alla nuova edizione del reality “L’sola dei famosi”.

Leggendola mi è subito tornata alla mente una canzone di suo nonno Fabrizio, “Smisurata preghiera”, tratta dall’album “Anime salve” scritto assieme a Ivano Fossati, che a un certo punto dice:

«Recitando un rosario di ambizioni meschine, di millenarie paure, di inesauribili astuzie, coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie la maggioranza sta, come una malattia, come una sfortuna, come un’anestesia, come un’abitudine».

Non è forse una descrizione fedele dell’attuale maggioranza parlamentare e di Governo? Per fortuna quella canzone offre un barlume di luce, concludendosi così:

«Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco, non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti, come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere».

Personalmente credo che se ne ricordi sempre. Ho molti dubbi, invece, che lo facciano certi suoi “delegati”, soprattutto alcuni con lo zuccotto color porpora. Confido che Monsignor Bagnasco aiuti a scioglierli.

Francesco Maggio

Economista e giornalista, già ricercatore a Nomisma e a lungo collaboratore de Il Sole24Ore, da molti anni si occupa dei rapporti tra etica, economia e società civile. Tra i suoi libri: I soldi buoni, Nonprofit (con G.P. Barbetta), Economia inceppata, La bella economia, Bluff economy. Email: f.maggio.fm@gmail.com