Recensioni brevissime di libri difficili (3)
Infinite Jest, di David Foster Wallace.
Un mondo leggermente più estremo di questo, creato da un bravissimo autore che cattura per molte pagine – ma non tutte. L’antipatia di mettere centinaia di note in fondo a un libro con più di mille pagine mi ha fatto smettere a pagina seicento e qualcosa.
Trama: In un mondo allegorico dove tutti si drogano dei personaggi allegorici che si drogano cercano la droga assoluta.
Reperibilità: Molto buona.
Voto: 73 su 100.
Il libro rosso di Carl Gustav Jung
Apparentemente l’opera di un esorcista posseduto dal demonio: passeggiate teologiche e deliri mitologici in un manoscritto miniato, zeppo di mandala e simboli alchemici. Non lo volevano pubblicare (non mi dire) perché avrebbe rovinato la reputazione di uno scienziato; ormai che siamo pronti alla magia scientifica possiamo godere della migliore “graphic novel” di sempre.
Trama: “Talvolta compiamo in sogno le nostre maggiori imprese”. È vero e lo dimostra.
Reperibilità: Discreta, ma costa tantissimo e per leggerlo ci vuole un tavolo enorme. “Edizione studio” più abbordabile ma senza disegnini.
Voto: 98 su 100 (anche 99, se non fosse così scomodo da leggere).
La cognizione del dolore, di Carlo Emilio Gadda
Alcuni scrivono cose difficili in modo facile (quelli bravi), altri facili in modo difficile (quelli che vorrebbero essere bravi) e altri ancora difficili in modo difficile (i bravi irritanti e gli autori francesi). Così Gadda: una padronanza del linguaggio eccelsa e aristocratica, che si vuol far ammirare più di quanto si voglia far capire. Bello ma a volte illeggibile.
Trama: Un tizio che odia tutto e mangia molto uccide la madre.
Reperibilità: Discreta.
Voto: 74 su 100 (ma 99,9 all’incredibile primo capitolo della seconda parte).
Nelle puntate precedenti:
Ada o ardore, di Vladimir Nabokov
Pierre o dell’ambiguità, di Hermann Melville
Ulisse, di James Joyce
Tropico del Cancro, di Henry Miller
L’uomo senza qualità di Robert Musil
L’Erotismo, di Georges Bataille