Strafare per fermare il declino.
È innegabile che la simpatia non vada di pari passo con l’apprezzamento morale. Una regola che vale soprattutto per l’elettore italiano, che al brav’uomo noioso ha sempre preferito il criminale simpatico.
L’avvento (o il triste ritorno) nella scena politica di comici e guitti sottolinea sempre più la fragilità dell’italico alla retorica del buffo: non c’è nulla da fare, è la congenita debolezza dei cuori neomelodici allo charme dell’uomo di mondo – meglio se di un mondo altro. Un dono che ci rende (talvolta) grandi artisti e (talvolta) miseri politici, ma che sopratutto ribalta il sogno di Marcuse dell’ “immaginazione al potere” in una perversa “fantasia al potere”. Pensateci: il potere è, in effetti, dominato da esseri fantastici. Una volta aperti i cancelli del mondo delle fate dal re Oberon,
che con i suoi racconti fantastici ha spinto la comicità ben oltre il surreale, mille creature hanno detto addio al mondo fatato (mi domando perchè) per scaraventarsi nel nostro, e chiederci il voto. Abbiamo nani, streghe e folletti in abbondanza; di quest’ultimi il mio preferito era Giannino, che con la sua mise, più che col suo programma, aveva conquistato tutta la mia simpatia. In fondo al mio cuore visionario cullavo il sogno di uno gnomo neoliberista che ferma il declino, nominando il bianconiglio ministro del non-declino grazie a milioni di non-voti. Sono sinceramente dispiaciuto per lui, dal punto di vista umano ma soprattutto non umano. E infine mi domando, come emergendo da un sogno: riusciremo mai a tornare alla realtà, o la fantasia resterà al potere?
(Nota a margine: Se qualcuno non vota Giannino perchè ha detto una bugia e poi vota Silvio è pazzo, o gnomo)