Feuilleton pornographique (11) – Tutti nascondono qualcosa.
In “Feuilleton pornographique” si narra a episodi la vicenda di due fratelli, per la precisione di un fratello e una sorella, di nome rispettivamente Claude e Claude. Entrambi lavorano nell’industria pornografica, in ruoli diversi e con scopi opposti. A raccontare la loro storia sarà Franco Spiegelmann, produttore, proprietario della “Perverse Angels” e uomo fondamentalmente orrendo. Tutto inizia, si svolge e finisce all’interno del grattacielo della casa di produzione. Non è un racconto erotico – se a leggerlo non è un pervertito.
Qualcuno potrebbe riconoscere in qualche personaggio qualcun altro, ma sarà un caso: ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Episodi precedenti: Premessa dell’autore • 1. Il migliore • 2. Un’infanzia qualunque. • 3. Un increscioso incidente segna l’inizio di una fulgida carriera • 4. Nell’occhio del Beholder. • 5. Claude e Claude. • 6. Scene da un matrimonio • 7. Eva Bolena. • 8. Inviti dall’alto e dall’altissimo. • 9. Si brinda anche col Graal, se mancano i bicchieri. • 10. The show must go on.
11. Tutti nascondono qualcosa.
Mindy sedeva sul divano di casa, in tuta da ginnastica. Due aloni d’umido sotto le ascelle, uno sulla schiena, seicento calorie in meno e centoquarantaduemila capelli sudati testimoniavano l’attività conclusa da poco. La sua posizione, con le gambe accavallate e il braccio disteso sullo schienale, era pressoché identica a quella in cui, due settimane prima, vide l’intervista al Marthy Luther Show. Allora non avrebbe mai immaginato che i giorni a seguire sarebbero stati un inesorabile crescendo d’inquietudine.
Accadde per via del marito, che si fece riservato, e diventò, se possibile, ancor più assente mentalmente. Il primo sospetto volo versò la sorella, tanto che Mindy si convinse, a torto o a ragione, che la sua presenza avesse cambiato qualcosa tra loro. Eppure la donna fu costretta ad ammettere che Claude incontrava Eva molto di rado, non ne parlava quasi mai né mostrava interesse o preoccupazione per la sua presenza presso la Perverse Angels. Di fatto, era innegabile che la sorella influenzasse assai poco la loro vita, tanto che dovette presto ricredersi, e qualche giorno prima dell’apparizione televisiva ammise l’infondatezza dei propri timori, affermando che, con tutta probabilità, «si era lasciata suggestionare». Il marito le rivolse un sorriso sereno, e disse «È andata certamente così».
Nonostante questo però, negli ultimi giorni l’umore dell’uomo era mutato all’improvviso, come se avesse la mente costantemente concentrata altrove. Per quanto fosse abituata alla sua freddezza, era la prima volta che le negava – avrebbe detto, “per distrazione” – le attenzioni cui l’aveva abituata. Non solo; egli cercava sempre meno il contatto fisico, e questo fatto, considerata la sua passionalità, non poteva esser privo di una causa. Inizialmente attribuì il comportamento inusuale allo stress, ma un episodio la insospettì a tal punto che si sentì costretta a indagare. I due avevano prenotato una cena al Parsifal per festeggiare un film di Claude che ebbe particolare successo. Presero appuntamento direttamente al ristorante, perché Claude le disse che non avrebbe fatto in tempo a ripassare da casa, e si sarebbe cambiato in ufficio. La cosa le suonò abbastanza strana; in fondo quanto tempo avrebbe perso? Ufficio, appartamento e ristorante, tutto era all’interno dello stesso edificio. In ogni caso non pose obiezioni, abituata alle sue stranezze, e si presentò in lieve ritardo alle porte del Parsifal. Con sua grande sorpresa, Claude non era ancora arrivato, e fu costretta a prendere posto da sola. A sua difesa bisogna ammettere che non giunse molto più tardi, appena una quindicina di minuti dopo, ma era la prima volta che Mindy lo vide in ritardo.
«Scusami tesoro» le disse, sedendosi al tavolo «ho fatto tardi al lavoro».
«Non importa, sono arrivata da poco» disse la donna «Va tutto bene?»
«Sì, sì. Sto lavorando a un progetto che non mi dà tregua»
«Di che si tratta, un nuovo film?»
Prima di risponderle, il marito si fece ancor più strano. Arrossì, si agitò, cominciò a muoversi convulsamente; per sfogare un’improvvisa tensione muscolare iniziò ad allineare gli oggetti sul tavolo: i piatti, le posate, i bicchieri, i tovaglioli, persino gli stuzzicadenti.
«Sì» rispose infine.
«Che film?»
«Il mio miglior film»
«Addirittura» rispose lei «E chi lo reciterà?»
«Non lo so, devo ancora deciderlo. Questo è uno dei problemi»
«Problemi? Che problemi puoi avere, con tutte le attrici della Perverse Angels?»
«Non capisci, questo non sarà un film come gli altri»
«Intendi dire che non sarà pornografico?»
«Certo che sarà pornografico. Ma…» Claude non riuscì a terminare la frase, tanto che la moglie, poco abituata all’incespicare della sua dialettica, azzardò un’ipotesi.
«…reciterai anche te?»
«Macché, figurati» disse lui, e aggiunse «ma lasciamo stare, lasciamo stare. Non voglio parlare di lavoro; siamo qua per festeggiare, no?».
«Come vuoi. Però non mi piace che tu mi nasconda qualcosa»
«Nascondere?» borbottò lui «Ma che vuoi che ti nasconda? Un’amante?»
La battuta di Claude ruppe un non detto su cui si basava l’intero matrimonio; considerato il mestiere della moglie, la fedeltà era un argomento di cui non parlavano mai. Non essendosi ritirata dalle scene, era scontato che Mindy non potesse essergli fisicamente fedele. Egli non si pronunciò mai rispetto all’argomento; non so se per distacco, per amore o perché attribuiva alla cosa uno scarso valore. Da parte sua, la donna concedeva il proprio amore esclusivamente al marito, e anche da un punto di vista fisico, sebbene lui non potesse saperlo, l’attrice aveva ristretto il suo campo d’azione, in modo da lasciare, per così dire, delle zone di unicità allo sposo. Per quel che lo riguardava invece, non faceva domande. Sapeva che egli non era come la maggior parte dei registi, e non partecipava mai alla scena che girava – più che altro per una sorta di distaccato perfezionismo – se poi accadesse qualcosa nei retroscena, come talvolta capitava nell’ambiente, non poteva né voleva saperlo; l’importante era che il cuore del marito fosse suo, o perlomeno non d’altri. La rottura del tabù la denudò e la portò in un mondo “normale”, che non le poteva appartenere: la gelosia.
«Che vuoi dire scusa?» gli chiese.
«Niente. O meglio, intendevo che non ti nascondo nulla, sono solo stressato per un lavoro difficile».
«Beh potresti anche parlarmene, invece di fare il misterioso. Non mi parli mai del tuo lavoro. Come se non lo conoscessi poi…»
La donna lasciò cadere l’ultima frase con inavvertita malizia, senza rendersi conto di acconsentire così al maturare del velenoso frutto della gelosia.
«Non te ne parlo perché non voglio parlare del tuo» rispose Claude, tirato nel gioco che aveva creato suo malgrado, «in ogni caso, mi conosci bene: sul set sono un’altra persona».
«Anch’io» disse lei, e aggiunse «Mi chiedo però quale sia la persona vera».
«Nel tuo caso o nel mio?».
«Nel tuo. Nel mio lo so bene».
«Ah sì? E quale sarebbe?»
Mindy tacque, e non perché voleva far arrabbiare il marito. In effetti, si accorse di non trovare con facilità una risposta che era certa di conoscere.
«Vedi? Non lo sai neanche tu»
«Dunque non sai rispondermi» rispose lei.
«Non rigirare la frittata. Io non sono l’uomo che sono sul set» disse Claude «e forse non sono nemmeno l’uomo che ti siede davanti. Anzi sai cosa ti dico? Che la risposta giusta è che non sono nessuno. Di più: sono nessuno».
Mindy tacque. Lui s’intricò «O meglio; per essere il nessuno che sono, oscillo tra due identità che non ho».
La donna, pur non capendo la frase con precisione, seppe che da lì a poco sarebbe esplosa in lacrime. Poco prima di farlo, sentì la mano del marito sulla sua.
«…perdonami tesoro. Sono stanco e lavoro troppo. È colpa mia, non dovevo risponderti così. Anzi, sai cosa ti dico? Non appena avrò finito ci faremo una bella vacanza. Dove vorresti andare?»
Il viso della donna era simile a quello di una bambina, che, dopo essersi fatta male, si consola con un gelato. Credo che Claude l’amò molto in quell’istante.
«A P…» rispose.
«Ottima idea» disse lui «Non ci sono mai stato, e dicono sia bellissima».
La cena rientrò nei binari, e si concluse con una relativa tranquillità; eppure lasciò in Mindy il sapore del sospetto. Inizialmente non prestò attenzione alla cosa, ma ben presto si scoprì in atteggiamenti che non aveva mai avuto. Già il giorno seguente sbirciava tra i messaggi telefonici del marito, alla ricerca di qualcosa che potesse alleviare la propria curiosità. Non trovò nulla, ma d’altra parte era certa che Claude non sarebbe mai stato tanto sciocco da farsi scoprire con facilità. Cercò anche nella posta elettronica, per quanto possibile – sempre senza risultati. Eppure, meno indizi trovava, più sentiva crescere i propri sospetti, come se lo stesso cercare fosse di per sé un elemento contro il marito. Copiò dai libri l’idea di controllare gli abiti, alla ricerca di capelli di estranei, e a dire il vero ne trovò parecchi: biondi, rossi, corvini, lunghi, corti, ricci… ma non era una prova. La sua indagine si trasformò in paranoia; capitava che lasciasse cadere nelle conversazioni alcune domande, come seguendo una pista invisibile: «con chi lavori oggi?», «a che piano?», «chi era l’attrice con cui ieri…?» o anche un semplice «mi trovi attraente?». Claude comprese le ansie della moglie, ma non riuscì a sedarle in alcun modo; arrivò persino a dirle che poteva venirlo a trovare quando voleva a lavoro. Non servì a nulla, anzi; l’accondiscendenza del marito finì per irritarla donna, che interpretava quel gesto come una forma di sfida, come a dire: «Tesoro, non mi scoprirai mai».
Una notte non seppe trattenersi, e si rivolse a Claude con rabbia: «Cosa stavi pensando mentre lo facevamo?!» lui la guardò allibito, senza rispondere.
«Cosa ti succede?» le disse poi.
«Non lo so… è che mi nascondi qualcosa, ecco tutto» rispose lei con tristezza.
L’uomo sospirò, la guardò negli occhi e le domandò: «Non ti tranquillizzerai mai?»
«Non finché non saprò la verità» rispose lei.
«La verità… bene. Mettiti qualcosa addosso, usciamo» disse Claude.
«Uscire? Adesso?» Mindy guardò la sveglia «Ma è l’una di notte».
«Non ha importanza».
«Dove andiamo?»
«Vuoi sapere la verità o no? Metti freno alle domande e vieni con me. Non andremo lontano, al sesto piano.»
«Al sesto piano?» ripeté la donna, mentre il marito si andava già rivestendo. L’attrice era ancora sdraiata nel letto mentre il marito già si abbottonava già la camicia; si voltò verso di lei e aggiunse «Sbrigati tesoro».