Un po’ di risposte sparse a “Guardiamoci negli occhi”
Raccolgo un po’ delle obiezioni più diffuse e serie al mio post di ieri e cerco di rispondere. La versione brevissima la trovate nelle mie Storie di Instagram, se andate di fretta. La versione testuale di seguito.
Facendo così il PD non imparerà mai a essere migliore
Me lo hanno scritto in molti, la migliore esposizione di questo argomento è quella di Luca Sofri e non solo perché è il mio capo e maestro.
Non votare il Partito Democratico non significa “fare il gioco dei fascisti, o dei grillini”: significa dire “fate le cose meglio e ne riparliamo”; significa dire “il mio voto non è gratis”; significa dire “not in my name”; significa dire “se volevi convincermi candidavi Luigi Manconi invece di Tommaso Cerno” (non ho niente contro Tommaso Cerno, ma ce l’ho con un partito che decide i candidati senza nessuna ragione comprensibile); significa dire “devi smettere di approfittartene, e piantarla con questo ricattino”. Significa dare un valore lungimirante e costruttivo all’astensione, o al voto per candidati dignitosissimi fuori dal PD.
Da zero a dieci tutti gli altri sono partiti tra il 2 e il 4: bocciati senza dubbio. Il PD è tra il 5 e il 6: in questi casi certi professori promuovono “per incoraggiamento”, certi bocciano sperando che impari qualcosa e faccia meglio l’anno prossimo. Hanno buone ragioni entrambi: quando si tratta di ragazzi al liceo io di solito sto coi primi, quando si tratta di gente che ci marcia e destini di tutti quanti sono ogni volta molto indeciso.
È tutto vero ed è questa l’obiezione per me più convincente al mio post, tanto da essere anche io ancora combattuto: e sono sempre aperto a cambiare idea. L’argomento con cui mi rispondo è che mentre noi decidiamo che la cosa più importante in base a cui orientare il nostro voto a queste elezioni, queste con i matti al 50 per cento dei sondaggi, sia dare una meritata lezione al Partito Democratico, qualcuno nei prossimi anni se la vedrà molto male. Questo è ricattatorio!, mi ha scritto qualcuno. E certo che lo è. Ma non è mica un ricatto che vi sto facendo io. È come quella vecchia storia per cui non si dovrebbe trattare con i terroristi. Certo che non si dovrebbe. Però l’ostaggio c’è. L’ostaggio siamo noi, anzi: soprattutto i più deboli di noi. Qualcuno ci andrà di mezzo, sempre che il PD apprenda la lezione. Siate ben consapevoli del costo di questa scelta “punitiva” contro l’unico partito normale. Se no qualcuno ci andrà di mezzo per niente. Ma su questo torno dopo.
Sempre Luca Sofri:
Votare il Partito Democratico – il più presentabile partito che c’è, quello di maggiore qualità politica e umana, indiscutibilmente – oggi significa dire “ci sono una serie di disdicevoli cazzate che avete fatto, e una quota imbarazzante di persone mediocri a cui affidate ruoli importanti, con conseguenze pessime, ma io vi voto lo stesso per allarme sulle alternative e voi continuerete a fare le stesse cazzate, ad affidare ruoli importanti a persone mediocri, con conseguenze pessime”. Sono decenni che si vendono quell’allarme e oggi “il ritorno del fascismo” – fondato o no che sia – è un benvenuto fattore di consenso, al PD. Ma si può costruire un progetto politico sulla speranza che ci siano pericoli da scampare?
Molte cose buone in realtà sono state costruite sulla premessa dei pericoli da scampare: l’Unione Europea e le Nazioni Unite, per dirne di grandissime. Poi ripeto, l’obiezione mi sembra molto razionale: ma prendete Roma. A Roma gli elettori hanno voluto dare una bella lezione al PD alle ultime comunali, col risultato di… far restare il PD romano quello che era prima. I partiti umiliati e sconfitti si rimpiccioliscono: fanno scappare i benintenzionati e fanno restare gli altri. Il PD ha avuto un congresso pochi mesi fa, quello era il momento di cambiarlo: ma Renzi, sbagliando, ha voluto ricandidarsi, e i suoi avversari erano oggettivamente poca cosa. Questo per dire anche: il PD non può lamentarsi se qualcuno non lo voterà in base agli argomenti sensati che porta Sofri: si è preparato questo piatto, ora dovrà mangiarlo.
Voglio votare una vera sinistra!
Eh, mettiti in coda. Anche io. Però, due cose.
Primo: ognuno di noi ha in testa dieci, venti potenziali criteri in base ai quali votare, e dovrà necessariamente fare un compromesso e scegliere quello che conta di più. Chi pensa che oggi la priorità a queste elezioni sia votare una “vera sinistra” fa bene a votare LEU o Potere al Popolo o quello che vuole, se quella è la “vera sinistra” che immagina. Dico sul serio. Nessuna possibilità di governare, in un caso poche possibilità anche di andare in Parlamento, ma col proporzionale ogni seggio conta. Io mi guardo intorno, nel paese che abitiamo, e non penso che questa sia la priorità, onestamente: non quando – di nuovo – esiste la concretissima possibilità di un governo Salvini o Di Maio o addirittura Salvini-Di Maio. Mi posso sbagliare, ovviamente.
Secondo: quale sarebbe questa “vera sinistra”? Io credo che in Grecia, nelle condizioni della Grecia, voterei Syriza. E non solo perché gli altri partiti sono a vario titolo dei truffatori, ma anche perché Syriza è un partito vero, con un leader vero, un progetto vero, e idee politiche legate alla realtà. Ma Potere al Popolo non esiste (mi dispiace ma è così) e LEU non è un partito vero e non ha un leader vero. È un cartello tra più partiti che non hanno messo in comune niente, con un leader scelto da nessuno e per questo privo di qualsiasi potere e mandato, che sarà archiviato il 5 marzo. Non ha nessuna forza rinnovatrice, nessuna “missione”, nessun progetto a parte dire “esistiamo” e marcare un territorio, se non per poche persone già schiacciate da Bersani, D’Alema, Speranza e gli altri maggiorenti (lo dicono loro stessi).
Io vorrei avere un’alternativa al PD, questo era il tema del mio post, ma questa sarebbe la “vera sinistra” che dovrei votare prioritariamente su qualsiasi altro criterio per scegliere chi votare, a queste elezioni qui con i partiti dei matti usciti da Black Mirror? Per me no, poi liberi tutti.
Ma dobbiamo votare il meno peggio per salvare la democrazia tutte le volte?!
Hai ragione. Per vent’anni in Italia la sinistra, il centrosinistra e la destra antiberlusconiana – tipo Marco Travaglio e co – hanno colpevolmente abusato di parole come “regime”, “deriva putiniana”, “dittatura”, “democrazia in pericolo”, eccetera. Era una cazzata. L’ho anche scritto all’epoca, e più volte, per fortuna, se no oggi mi dareste dell’opportunista. A forza di gridare per vent’anni “al lupo, al lupo”, poi arriva il lupo e non ce ne accorgiamo. Questa è la volta in cui siamo nella merda, non le altre. Questa in cui Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno il 50 per cento nei sondaggi.
Non è anche colpa del PD se tante persone vogliono votare questi matti?
Sicuramente lo è. Ho scritto anche nel post di ieri che Renzi dal 4 dicembre non ne ha più imbroccata una. Non è il principale responsabile, però, secondo me: il principale è la stampa. Me compreso in quanto parte della categoria. La stampa che per allarmismo e sensazionalismo e due copie o due clic in più racconta ogni giorno, ogni minuto, su giornali e telegiornali, un paese in cui è sempre più pericoloso camminare per strada nonostante i reati scendano di anno in anno. Una stampa a cui non fa gioco dire che siamo ancora messi piuttosto male ma tutti i parametri economici sono in miglioramento costante ormai da un bel po’ di tempo. Una stampa che spara senza verificare, che urla, che disinforma, in certi casi tifa attivamente caos e baratro.
Sei un orrendo privilegiato, lo ammetti anche tu!
In questi casi si fa riferimento a questo passaggio del mio post:
Io vivo in una delle città più prospere e meglio amministrate d’Italia, sono un uomo, ho la cittadinanza italiana, sono relativamente giovane, sono normodotato, sono autosufficiente, sono eterosessuale, sono bianco, non ho figli, ho un lavoro stabile e che mi piace e uno stipendio che mi permette di vivere serenamente. Sono letteralmente il ritratto del privilegio, in un posto come l’Italia del 2018. Non sono al riparo da tutto – uso le strade e gli ospedali che usiamo tutti, pago le tasse, mi affido alle forze dell’ordine per la mia sicurezza, eccetera – ma comunque vada me la caverò. Posso permettermi di votare per “dare un segnale” o perché Renzi mi sta sul cazzo, posso votare per contestare una sola questione – che sia il caso Regeni o la gestione dei flussi migratori – infischiandomene del fatto che il ministro degli Interni Matteo Salvini e quello degli Esteri Carlo Sibilia proprio su quelle questioni avrebbero fatto e faranno molto peggio. Io lo posso fare, starò bene comunque, anzi, magari mi tolgo pure una soddisfazione. Se però siete donne, studenti, stranieri, genitori, malati, disoccupati, precari, disabili, omosessuali, non bianchi, se non potete vaccinarvi, o se avete a cuore la serenità di almeno una di queste categorie di persone, io ve lo dico, guardiamoci negli occhi: forse non ve lo potete permettere, di giocare col fuoco.
Magari ho torto sull’argomento generale, ma è chiaro cosa intendo dire qui, no? Intendo che in un posto come l’Italia del 2018 sono indubbiamente un privilegiato pur facendo una vita assolutamente normale. Lo sono soltanto per il fatto che ho un lavoro normale e non faccio parte per mia fortuna di un gruppo sociale discriminato o perseguitato o svantaggiato. Per il resto non ho grandi fortune né le erediterò, non ho parenti potenti o famosi, ho un lavoro normale, non possiedo una casa né una macchina. Eccetera. Sono quello in coda dietro di voi al supermercato. Non trattatemi come Flavio Briatore, grazie.
Ti sei schierato, non mi fido più
Tutti i giornalisti hanno delle idee, tutti. La differenza è tra chi le espone, argomentandole e discutendone con i lettori, e chi no; e tra chi quelle idee ce le ha o le cambia per opportunismo. Io cerco di fare la prima cosa. Potete non essere d’accordo con me, potete pensare che stia sbagliando tutto, ma vi garantisco che sbaglio da solo: non datemi del venduto, dai.