Il mio amico termostato
Ho compiuto trent’anni sei mesi fa e una parte di me non riesce a non pensare che l’eccitazione per il mio nuovo termostato sia fin qui l’indizio più concreto del mio effettivo invecchiamento. Un’altra parte di me invece si congratula con se stessa per l’allargamento dello spettro, diciamo: continuo ad aspettare con ansia l’uscita di Football Manager come quando avevo sedici anni e bramavo PC Calcio, mica ho smesso, e lo scorso ottobre negli Stati Uniti ho mangiato 9 hamburger in 11 giorni – solo che ora riesco a godere anche di un termostato. Il punto è che non è un termostato normale ma un termostato intelligente: avete presente tutti quei discorsi sull’Internet delle cose? Ecco, questa è una di quelle cose. Ho scoperto l’esistenza di questi cosi quando Google ha comprato Nest, che ne fa di bellissimi e di carissimi, e poi ho accantonato il pensiero finché non ho scoperto l’esistenza di questo, che costa molto meno e fa più o meno le stesse cose. Sono diventato improvvisamente maniaco di temperature, calcoli e programmazioni, percentuali di utilizzo della caldaia ed escursioni termiche. Una volta tiravo fuori l’iPhone dalla tasca e aprivo Twitter, quando ero annoiato: ora apro l’apposita app del termostato e muovo mezzo grado più in là, sposto mezz’ora più in qua, faccio test, cerco pattern e strategie per rendere il tutto più efficiente. Il mio vecchio termostato non si programmava nemmeno quindi mi ripeto che l’eccitazione è giustificata da questo, oltre che dalla speranza di risparmiare qualcosa – più di qualcosa – alla fine dell’inverno: lo faccio per risparmiare, lo faccio per l’ambiente. Ma penso che la verità sia un’altra e abbia in qualche modo a che fare con le manie del self-tracking: dentro di me, lo faccio solo per i grafici.