Potenziamento e I libri di Jacob
La scrittrice polacca Olga Tokarczuk (Premio Nobel per la letteratura 2019) ha appena annunciato che il primo giugno pubblicherà, dopo otto anni, un nuovo romanzo: Potenziamento. L’orrore della medicina naturale. Nel frattempo attende, il 26 maggio, il verdetto dell’International Booker Prize (premio al miglior libro tradotto in inglese e pubblicato nel Regno Unito): per la terza volta, negli ultimi 5 anni, è in finale (merito anche della sua traduttrice Jennifer Croft). Con altri premi Nobel della letteratura (tra i quali Svetlana Aleksievic e Mario Vargas Llosa) ha firmato un forte appello di sostegno all’Ucraina.
Olga Nawoja Tokarczuk è nata nel 1962 da una famiglia che ha le proprie radici in una regione polacca adesso appartenente all’Ucraina. La storia della famiglia di Tokarczuk è una storia di cambiamenti e migrazioni. Dopo aver studiato Psicologia a Varsavia (si considera vicina alla scuola di Carl Gustav Jung) e aver fatto la terapeuta a Breslavia, dal 1998 si è trasferita in un piccolo villaggio nei Sudeti, Nowa Ruda, vicino al confine polacco-ceco, dove scrive e gestisce la sua casa editrice (Ruta). È autrice, tra l’altro di Che Guevara e altri racconti (Forum, 2006); Casa di giorno, casa di notte (Fahrenheit 451, 2007); Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (Nottetempo, 2013); Nella quiete del tempo (Nottetempo, 2013); I vagabondi (Bompiani 2019).
“Nello scrivere Potenziamento (Empuzjon), la pandemia mi ha paradossalmente aiutata. Il mondo ha rallentato, la mia vita ha rallentato e ho potuto dedicarmi tranquillamente al lavoro”- ha dichiarato Olga Tokarczuk in un’intervista a “Gazeta Wyborcza”. L’azione del romanzo si svolge nella città di Görbersdorf, ora Sokołowsko (Bassa Slesia), nell’autunno del 1913. Il protagonista, Mieczysław Wojnicz, è uno studente di ingegneria idraulica di Leopoli, malato di tubercolosi, che si reca alle terme della città, fondate a metà del XIX secolo (prima della famosa Davos, in Svizzera) dal dottor Hermann Brehmer, che utilizzava un metodo innovativo di trattamento climatico e alimentare. Wojnicz spera che questi metodi innovativi e l’aria cristallina fermeranno la progressione della sua malattia, e forse lo guariranno completamente. Va ad alloggiare in una pensione per soli uomini, gestita da un bizzarro Wilhelm Opitz, che ospita altri malati come Longin Lukas (insegnante di grammatica di Königsberg), August August (socialista e scrittore di Praga) e Thilo von Hahn (pittore berlinese esperto di paesaggi). A tavola, e durante numerose passeggiate alle terme e gite in montagna, discutono della natura del mondo; del ruolo e l’importanza delle donne; dell’Europa minacciata dalla guerra; se sia meglio la monarchia o la democrazia; se esistano i demoni… Perché Wojnicz è venuto a sapere di storie di orrore ed eventi tragici accaduti nei dintorni montani del sanatorio. Ne è affascinato ma non sa che le forze oscure lo hanno già preso come obiettivo. Il romanzo ricorda molto, anche esplicitamente, La montagna magica (La montagna incantata) di Thomas Mann.
Sempre a giugno la Bompiani, che sta ripubblicando anche tutti i romanzi precedenti, ha annunciato l’uscita della traduzione del libro più importante della Tokarczuk, I libri di Jacob (Księgi jakubowe), pubblicato nel 2004 e ambientato nel XVIII secolo, nel periodo finale della Confederazione polacco-lituana (chiamata anche Repubblica delle Due Nazioni) che, tra 1569 al 1795, vide unite in uno stato sovrano Polonia e Lituania: un mondo nel quale cattolici, ebrei e musulmani convivevano ma con molti conflitti. Il sottotitolo del grosso romanzo (quasi mille pagine) spiega tutto: Grande viaggio attraverso sette confini, cinque lingue e tre grandi religioni, senza contare le piccole.
La storia fa riferimento a un episodio importante e controverso nella storia ebraica, legato all’eresia di Jacob Joseph Frank (nato Jakub Lejbowicz: 1726-1791), autoproclamatosi Messia, che condusse molti ebrei alla conversione forzata al Cattolicesimo. Frank era un seguace di un altro personaggio che si era dichiarato Messia: il mistico e qabbalista ebreo ottomano Sabbatai Zevi (1626-1676). Zevi nel 1666, infatti si convertì, forse perché minacciato di morte, all’islamismo. I suoi seguaci più fedeli, per superare lo shock, elaborarono una dottrina per cui questa apostasia confermava la sua qualità messianica: essa era un’apostasia necessaria perché il Messia doveva salvare il mondo attraverso l’errore, gettandosi a capofitto dentro l’impurità da redimere. Centinaia dei suoi seguaci lo imitarono, convertendosi in massa all’islam, o al cattolicesimo, restando però interiormente ebrei. Nel mondo della diaspora, soprattutto orientale, questa confusione dottrinale provocò un diffuso disorientamento, che non arrestò però la fascinazione verso il messianismo. Nel secolo successivo, Jakub Frank proclamò di essere la reincarnazione di Zevi e anche del Re David. La sua predicazione rigettava la Torah e considerava validi solo gli insegnamenti della Qabbalah e dello Zohar, anche perché non in contraddizione con la dottrina cristiana della Trinità. Nel 1756, la corte rabbinica di Satanov condannò lui e i suoi seguaci per esser andati contro le leggi della morale ebraica e il congresso dei rabbini, tenutosi a Brody, promulgò una scomunica per eresia. Presentatosi come un perseguitato dagli ebrei, Frank ottenne l’appoggio di alcuni ambienti delle gerarchie cattoliche polacche e arrivò a farsi battezzare a Leopoli il 17 settembre del 1759, e di nuovo a Varsavia, il giorno successivo, con il re Augusto III come padrino. Poi Frank finì i suoi giorni sotto l’ala protettrice dell’Impero Asburgico e a stretto contatto con gli ambienti massonici. Tutto il filone del messianismo ebraico di quel tempo fu attraversato da una forte vena esoterica, secondo la quale il mondo terrestre non è creato dal “Dio vivo e buono”, ma da una potenza del Male, che ha imprigionato le scintille divine nella prigione maligna della materia. La missione del Messia sarebbe proprio quella di liberare le scintille divine dalla materia. I “franchisti” hanno avuto una notevole importanza nel pensiero polacco anche nei secoli successivi.
Accanto all’eretico Frank, nel romanzo della Tokarczuk, compaiono una serie di personaggi storici come: la poetessa barocca Elżbieta Drużbacka; la politica aristocratica Katarzyna Kossakowska (protettrice di Frank e dei suoi seguaci); il benedettino Benedykt Chmielowski (1700-1763), autore di una delle prime enciclopedie polacche (Nowe Ateny albo Akademia wszelkiej scjencji pełna, Leopoli 1754–1756) e l’avventuroso poeta e polemista religioso Antoni “Moliwda” Kossakowski.
I libri di Jacob manda in frantumi la visione idealizzata della Polonia prima delle spartizioni. È stato considerato una sorta di “anti-Sienkiewicz” (l’autore del retorico e celebre Quo Vadis e della patriottica Trilogia). Per questo è stato acclamato da critici e lettori, ma è stato violentemente attaccato da alcuni circoli nazionalisti polacchi e Olga Tokarczuk è diventata l’obiettivo di una campagna di odio sul web (cfr. Mariusz Jałoszewski, Internetowy lincz na Oldze Tokarczuk. Zabić pisarkę (Il linciaggio su Internet di Olga Tokarczuk. Uccidere la scrittrice), “Gazeta Wyborcza”, 15/X/2015). “Sono stata ingenua”, ammise Tokarczuk in un’intervista successiva alla pubblicazione del libro, alle polemiche dei nazionalisti e alla campagna d’odio online che ne seguì, “pensavo che saremmo stati in grado di discutere delle zone oscure della nostra storia”.