Ricordo di Karol Modzelewski
È scomparso domenica a Varsavia, all’età di 81 anni, Karol Modzelewski, grande storico del Medio Evo, coraggioso, appassionato e intransigente combattente per la democrazia in Polonia. Era nato a Mosca nel novembre 1937, figlio della bellissima critica e traduttrice dal russo Natalia Wilder, polacca di origine ebraica, e di un padre rimasto sconosciuto. Karol era stato adottato dal secondo marito della madre, un dirigente comunista polacco in esilio in Unione Sovietica, Zygmunt Modzelewski (1900-1954), prima perseguitato e poi riabilitato, divenuto nel dopoguerra Ministro degli esteri.
Tra il 1962 e il 1964 fece il dottorato alla Facoltà di Storia dell’Università di Varsavia, ma dovette abbandonare gli studi dopo aver scritto con Jacek Kuroń una Lettera aperta al Partito, in cui criticavano la politica del regime che si definiva comunista.
Per aver diffuso questa lettera venne condannato a 3 anni e mezzo di prigione. Dopo il marzo del 1968 fu nuovamente arrestato e fino al 1971 non poté svolgere nessuna attività scientifica.
Inizialmente iscritto partito comunista (PZPR), ne fu allontanato, nel 1964, proprio in seguito alla pubblicazione, assieme a Jacek Kuroń, della famosa Lettera aperta, che ebbe un grande eco anche nella sinistra extraparlamentare francese e italiana.
Tra il 1980 e il 1981, dopo la nascita di Solidarność (fu proprio lui a proporre il nome “Solidarność”), fu il portavoce della Commissione di intesa nazionale (KPP). Nel 1981 fu membro della amministrazione regionale della Bassa Slesia.
Internato dopo il colpo di stato militare del 13 dicembre 1981, fu liberato tra gli ultimi, soltanto nel 1984. Tra il 1989 e il 1991 è stato senatore del Parlamento polacco. Militò inizialmente nel partito di sinistra “Solidarność Pracy” (Sinistra del lavoro), poi nel 1992 insieme a Ryszard Bugaj e Aleksander Małachowski fondò il partito “Unia Pracy” (Unione del lavoro), di cui fu presidente onorario.
Dal 1972 al 1983 lavorò all’Istituto di Cultura Materiale dell’Accademia delle scienze di Breslavia (Wroclaw). Tra il 1987 e il 1992 lavorò all’Istituto di Storia dell’Accademia delle scienze (PAN). Dal 1992 al 1994 fu professore presso la Facoltà di Storia dell’Università di Breslavia e dal 1994 alla Facoltà di Storia dell’Università di Varsavia. Il titolo di professore lo ottenne soltanto nel 1990. Nel dicembre del 2006 fu nominato vicepresidente dell’Accademia Polacca delle Scienze (PAN).
Modzelewski era un uomo molto intelligente, affettuoso e dolce che parlava correntemente l’italiano, infarcendolo ogni tanto con qualche termine medievale. In un’intervista al quotidiano Gazeta Wyborcia, fondato dal suo amico, anch’egli storico, Adam Michnik, aveva dichiarato: «Non è vero che per tutta la vita volevo fare il rivoluzionario. Per tutta la vita volevo invece essere uno storico. Soltanto che, mannaggia, succedeva sempre qualcosa, e allora non potevo fare a meno di impegnarmi. Jacek Kuroń diceva di me che sono un “politico della domenica”. Che soltanto di domenica guido quell’automobile». Negli ultimi vent’anni, manifestava sempre più spesso la sua amara delusione per l’involuzione della situazione politica e sociale polacca. Era rimasto in fondo un socialista sognatore: voleva una Polonia il più possibile egualitaria, tollerante, aperta, europea. Nel numero primaverile di MicroMega (2016) era comparso un suo testo, La svolta polacca: polizia politica e Radio Maryja, lucido nell’analisi della situazione, ma forse poco realistico nella proposta alternativa: «Si è ripetuto una giaculatoria che al piano liberista non c’erano alternative. (…) Ma l’alternativa esisteva, nel senso che ci sarebbe voluta una forza politica consapevole di un progetto diverso, con un peso elettorale capace di influenzare il corso delle cose. Questa forza avrebbe potuto imprimere gradualità alla trasformazione economica e alla riconversione delle aziende socialiste, dato che si trattava di un potenziale economico non competitivo sul mercato mondiale per avanzamento tecnologico novità dei prodotti, ma comunque di un patrimonio notevole, che era possibile modernizzare. Purtroppo l’ideologia neoliberista non contemplava una trasformazione progressiva in cui lo Stato potesse giocare un ruolo di “moderatore sociale”, ed è mancata una corrente culturale e politica all’altezza della sfida. Ma i risultati in termini di diseguaglianza sono stati molto durevoli e profondi in tutti i paesi dell’impero ex-sovietico…».
In Karol Modzelewski, sin dal primo incontro nella primavera del 1980, trovai un amico sincero e premuroso, curioso e amante della polemica politica. Sono contento di avergli dato la soddisfazione di pubblicare in italiano il suo libro più importante, L’Europa dei barbari, frutto di anni di ricerche, spesso interrotte dalle necessità della battaglia politica: un’opera innovativa che rivalutava le forme statuali, politiche e culturali dei popoli “barbari” (prima di tutto gli slavi) difronte alla cultura romano cristiana. Il libro si concludeva con queste parole: «Il retaggio culturale barbarico, accanto a quello romano e a quello bizantino, è un fattore costitutivo della complessa identità europea. Ma è anche un elemento di differenziazione. Il bilancio delle reciproche influenze tra la cultura classica e le tradizionali culture del “barbaricum” ha diverse facce e tale diversità è ben presente nell’Europa di oggi. Questa complessità è stata, è, e forse sarà ancora all’origine di divisioni e tensioni. Val sempre la pena di ricordarsi di tutto questo e non solo per una forma di curiosità disinteressata. Checché ne dica Fukyyama, la storia non è affatto finita».
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Pubblicazioni di Karol Modzelewski in lingua italiana:
– J. Kuroń, K. Modzelewski, Il marxismo polacco all’opposizione, Samona e Savelli, 1969
– La transizione dall’antichità al feudalesimo, in: Storia d’Italia, Annali, 1. Dal Feudalesimo al capitalismo, Torino, Einaudi, 1978
– L’organizzazione dello stato polacco nei secoli X-XIII. La società e le strutture del potere, in “Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’alto medioevo”, Spoleto, 1983
– La storia economica e l’immaginario politico contemporaneo, in “Rivista storica italiana”, 1993
– Dopo il comunismo, dove?, Anabasi, 1993
– Ricordo di Aleksander Gieysztor, in: Il feudalismo nell’Alto Medioevo. “Settimane di studio del Centro Italiano di Studii sull’Alto Medioevo”, 1999, Spoleto, 2000
– La stirpe e la legge, in: “Studi sulle società e le culture del Medioevo”, Roma, 2002
– L’ Europa dei barbari. Le culture tribali di fronte alla cultura romano-cristiana, Bollati Boringhieri, 2008.