La fine dell’autunno e la nona di Beethoven
Con calma, inesorabile, la terza ondata del virus sta investendo il Giappone e in particolare Tokyo. Senza che ce lo si aspettasse, le ultime settimane hanno fatto registrare ogni giorno il record di nuovi positivi in assoluto. Certo, forse dipende anche da quanti tamponi si stanno facendo, ma gli ospedali stanno cominciando a riempirsi, tanto che l’associazione degli ospedali di Tokyo ha rilasciato un comunicato in cui chiede che si prendano provvedimenti più stringenti per limitare i contagi.
Per adesso la popolazione segue piuttosto diligentemente le regole: mascherine, disinfezione delle mani all’ingresso, cene a casa e niente bevute la sera. Ai ristoranti e bar è stato chiesto di chiudere alle 22 e di fatto dopo quell’ora non si trova quasi nessuno in giro. Come ci ha abituato questa situazione, è impossibile sapere cosa succederà da qui in avanti, c’è da dire però che i morti per COVID in Giappone sono una piccolissima frazione di quelli che si sono avuti in altri paesi, ad esempio l’Italia.
Nel frattempo è finito l’autunno, che quest’anno è stato pigro, tardo, lungo e in alcune giornate incongruamente caldo. Novembre in Giappone è il mese in cui i bambini di 7, 5 e 3 anni vengono portati al santuario per una sorta di benedizione. Il tutto si svolge così: ci si prepara mettendo il kimono alla piccola festeggiata (7 e 3 anni per le bambine, 5 per il maschi) e vestendosi un po’ eleganti (kimono le donne e abito gli uomini) per andare al santuario. Le richieste di salute e prosperità si fanno utilizzando la religione Shinto, il Buddhismo e i templi servono ad altro. Arrivati al santuario si compila il modulo con i dati, si paga l’offerta libera (ma tutti sanno di quanto si tratta) e tutta la famiglia è accolta sui tatami, nella zona più sacra dell’edificio di legno. Il gruppo riceve una benedizione, offre un rametto alla divinità e il sacerdote raccomanda la bambina agli dei indicando con precisione nome, cognome, nome del padre e indirizzo. Alla fine della cerimonia ci sono dei regalini per la festeggiata e un quaderno da colorare con i pastelli per la sorella maggiore “visto che è stata buona in silenzio”.
A questo punto normalmente si andrebbe con i nonni a mangiare fuori, visto che le case giapponesi non sono da festeggiamenti. Vista la situazione attuale, la mia passione tutta italiana per i pranzi a casa ha avuto la scusa perfetta e quindi si è trattato di lasagne e arrosto con le patate. Lungo il tragitto percorso a piedi dal santuario a casa tutti quelli volevano congratularsi e così ci abbiamo messo un sacco di tempo anche perché i sandali infradito da kimono limitano parecchio il movimento.
Intanto si avvicina il capodanno, e molti santuari, frequentati normalmente alla mezzanotte da migliaia di persone in ogni angolo del Giappone, hanno annunciato che rimarranno chiusi. È una ricorrenza unica a memoria umana, credo, ma fare altrimenti sarebbe servire il contagio su un piatto d’argento, quindi pazienza.
In tutto il paese molte esecuzioni della nona sinfonia di Beethoven sono state annullate, e anche questa è una rinuncia dolorosa. I concerti in cui si suona la nona sotto capodanno sono una tradizione con una storia un po’ inaspettata ed edificante. Eseguita per la prima volta nel 1918 dai prigionieri di guerra tedeschi catturati in Cina e reclusi in un campo nello Shikoku, la nona del Ludovico è diventata la colonna sonora occidentale del sacro capodanno giapponese, con concerti in centinaia di sale, suonata e cantata da orchestre che arrivano a 10 mila persone.
Insomma sarà un cambio di anno veramente atipico visto che anche i treni e le metro, che di solito corrono tutta la notte di San Silvestro, rimarranno fermi. Spero almeno di ascoltare la campana del tempio vicino casa.