I libri e la sagra
Tokyo, 14 maggio
Non è ufficialmente una fase 2, ma anche a Tokyo l’atmosfera si è un po’ rilassata. Nonostante la triste morte per covid19 di un lottatore di sumo ventottenne, il calo dei contagi verificati sta portando un po’ di sollievo mentale. Non so se sia un bene o un pericolo, ma la cosa buona è che non c’è stato il temuto picco dopo la settimana di vacanza di inizio maggio: i giapponesi hanno rispettato le richieste di non viaggiare e le code chilometriche sull’autostrada che di solito in questo periodo arrivano a 15 chilometri semplicemente non ci sono state.
Che cosa ha fatto la gente? Si è intrattenuta come ha potuto, ha dovuto cucinare per sé e per la famiglia, è rimasta a casa e ha letto molto. Nel paese ancora affezionato ai supporti fisici e ai CD, ancora vendutissimi, i negozi online di libri di carta hanno avuto grosse difficoltà a evadere tutte le richieste dei lettori. Alla riapertura di una libreria di Shinjuku la scorsa settimana c’erano decine di persone in fila che scalpitavano per rifornirsi.
Alcuni negozi che avevano chiuso in marzo riaprono con delle novità come l’ingresso limitato a un certo numero di clienti per volta, protezioni di plastica per separare i cassieri dai clienti e controllo della temperatura all’ingresso (forse per escludere i casi gravi ma credo inutile nel caso di asintomatici).
Un genere di locali invece è stato pesantemente danneggiato da questa crisi: lo snack (sunakku). Questo nome in Giappone indica un bar piccolo e intimo dove i clienti possono bere con la padrona-barista (mama san) e cantare con il karaoke. Di solito sono posti gloriosamente rétro con moquette e poltroncine degli anni ‘70 o ‘80 e il bancone di fòrmica; sono frequentati da uomini oltre la sessantina la cui voce si sente uscire dalle porticine di legno con la maniglia di ottone. La chiusura per il covid19 è stata letale per molti di questi posti che pagano un affitto piuttosto alto sia per il locale che per la macchina del karaoke. A parte gli snack, forse già destinati a estinguersi per età dei clienti, molti temono di vivere un ritorno alla normalità priva dei locali a cui erano affezionati, specie quelli piccoli a gestione familiare.
Lo scorso fine settimana si sarebbe dovuto svolgere Sanja Matsuri, il rito più importante per gli abitanti di Tokyo orientale (qui e qui dei video illustrativi). Tre giorni intensi in cui ogni zona del quartiere porta a spalla in processione il proprio santuario (come le statue dei santi in Italia) per chilometri, sudando, unendosi in un gruppo affiatato, a volte litigando e bevendo birra e sake. Ho avuto l’occasione di partecipare alla festa per anni, e ne capisco l’importanza fondamentale per un indigeno. Domenica scorsa uno dei membri del gruppo che mi ha accolto ha camminato per tutta Asakusa percorrendo i posti lungo il percorso del palanchino, fotografando all’orario preciso del passaggio che quest’anno non avverrà. Per ora stiamo accumulando malinconia, speriamo che questa sagra sia solo rimandata a ottobre, e allora ci saranno ancora più grida, feste e litigi.
Un avviso per i lettori: lo scrittore Haruki Murakami condurrà una trasmissione radiofonica dedicata agli ascolti da quarantena il 22 maggio sera (giapponese). “Murakami Radio” è diventato un appuntamento bimestrale quasi regolare. Lo scrittore è notoriamente un amante del jazz e gran collezionista di vinili (rieccoci al supporto fisico), la scelta musicale si preannuncia gustosa.