Azalee, scuola e pizza a Tokyo
Tokyo, 6 maggio
Tokyo in maggio è piena di azalee che fioriscono traboccando dalle siepi spartitraffico, tra le strade e i marciapiedi. Nelle ultime due notti tutta Tokyo è stata svegliata dagli allarmi del terremoto che per fortuna non ha fatto danni, solo messo in prospettiva l’esistenza umana.
Questi giorni di inizio maggio, in un’annata normale, sarebbero di vacanza, le ferie più lunghe di cui i giapponesi normalmente godono, chiamate golden week, proprio così in inglese. La famosa governatrice di Tokyo ha invitato a chiamarli gaman (autocontrollo) week e a stare a casa come si è fatto nelle ultime settimane, mentre gli amministratori delle località vacanziere come Okinawa hanno fermamente intimato di evitare viaggi nelle loro zone.
Lunedì scorso il governo ha comunicato la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 maggio, quindi tutto rimarrà come è adesso: moltissimi negozi chiusi, in città lo spopolamento delle zone in cui si andava a divertirsi mentre i parchi urbani sono ambiti e un po’ temuti perché pieni di bambini e sportivi. Sono arrivate quasi a tutti le due mascherine omaggio del governo e ormai tutti gli scherzi, i meme e i giochi di parole che si potevano inventare sono stati detti, credo. Come altrove, in Giappone il senso di obbedienza e il diritto alla critica verso il potere convivono perché anche sfogarsi sfottendo chi prende le decisioni ha la sua importanza.
Il dibattito pubblico, oltre alla questione medica ed economica, ultimamente ha incluso due temi che sembravano intoccabili in questo paese: i timbri che in Giappone sostituiscono la firma e l’inizio dell’anno scolastico in aprile.
Per i primi probabilmente è l’inizio della fine, ormai sono in molti anche tra i politici a considerarli un oggetto troppo datato che merita di entrare nel mondo dei bei ricordi come il minidisc.
La seconda questione è più complessa: aprile è sempre stato l’inizio dell’anno scolastico e accademico, è il primo mese dell’anno fiscale e il periodo per l’inaugurazione dei nuovi progetti. Probabilmente questo deriva dai riti per il raccolto del riso, ma in ogni caso far combaciare le cerimonie di fine e inizio anno alla fioritura dei ciliegi è una cosa ovvia per chiunque, qui.
Spostare tutto a dopo l’estate porterebbe il Giappone in fase con gli altri paesi, aiutando una certa internazionalizzazione della società, ad esempio renderebbe più facili gli scambi accademici. Rimarrebbero dei problemi come lo sfasamento degli impegni tra il mondo universitario e quello del lavoro e il fatto che la tremenda estate giapponese è poco adatta per prepararsi a un inizio o una fine. Eppure secondo me ci sarebbe un gran bisogno di ferie estive su queste isole. Insomma, questo virus sembra modificare alcune cose che sembravano intangibili, vedremo.
Per ora la vita nella mia casa è diventata molto più italiana a causa degli scarsi contatti con l’esterno (l’asilo è chiuso). La lingua giapponese è in recessione e stiamo mangiando troppo sushi e troppa pizza.