Tokyo in bicicletta
In stato di emergenza senza una quarantena obbligatoria il tempo sembra non scorrere, eppure le settimane passano velocissime. I quartieri commerciali del centro città sono deserti perché chi non ha necessità di lavoro evita i trasporti pubblici, mentre le zone residenziali tendono a un certo affollamento, come i parchi, pieni di bambini che giocano un po’ distanziati tra loro. Il baseball aiuta molto in questo. Alcune celebrità si sono ammalate e sono morte, altre sono in fase di guarigione.
Nelle ultime settimane la potenza comunicativa della governatrice Koike ha preso il sopravvento e le sue conferenze stampa sono sempre energiche e sul pezzo. Una volta a settimana presenta le novità in inglese e l’ultima volta ha salutato con Ramaḍān Karīm, l’augurio islamico per questo periodo di digiuno rituale. Recentemente ha redarguito i gitanti della domenica che intasano le spiagge nelle gite fuoriporta e ha annunciato ospiti importanti che, sul canale youtube del comune, intratterranno i cittadini impegnati a rimanere a casa. Ci sono atleti che consiglieranno come fare esercizio a casa, cuochi, musicisti famosi, altri musicisti molto bravi, e pare che a un certo punto vedremo l’arma definitiva: Marie Kondo (ne avevo parlato qui), pronta per insegnare a mettere a posto le case tokyesi, spesso poco accoglienti anche per i padroni di casa.
Per evitare affollamenti molti parchi hanno tagliato i fiori appena sbocciati, e gli ultimi locali di pachinko che si ostinavano a rimanere aperti sono stati prima pregati fermamente di smetterla e poi minacciati dal comune di essere indicati pubblicamente come attività non rispettose delle richieste fatte dal governo della città. Pare che abbia funzionato.
Ho preso l’abitudine di fare giri notturni di Tokyo in bici. Esco verso 22, la città è talmente vuota che sembra di essere in un videogioco di corse in cui puoi scegliere un circuito in una città reale. Di solito includo un giro completo attorno al palazzo imperiale, come fanno i corridori. C’è un silenzio e una vuotezza che mi fanno pensare a uno strano sogno, e una volta passando da Ueno ho visto una scena grottesca: nella strada dei locali che offrono prestazioni fisiche c’erano solo alcuni sfaccendati procacciatori di clienti, mentre dai megafoni risuonavano fortissimi gli annunci perentori della polizia “Non ascoltate gli inviti dei buttadentro! Sono dei truffatori!”. Ho visto due uomini molto ubriachi scendere da un taxi e puntare verso quella strada ma me ne sono andato prima di poter vedere una scena probabilmente simile a iene che si avventano sulle prede nella savana.
Poi sono sceso per Showa dori, un viale che porta fino a Ginza: era tutto buio, silenzioso, abbandonato. Ho notato che senza le distrazioni del traffico e dei suoni umani è più facile capire l’orografia della città: i piccoli rilievi, i corsi d’acqua si percepiscono come se si fosse in campagna. Se penso che in condizioni normali mancherebbero poche settimane all’evento gigantesco delle Olimpiadi mi pare chiaro che la sicurezza del genere umano nel pianificare il futuro è un’illusione a cui l’universo fa una pernacchia.