La parata per l’incoronazione imperiale
Tokyo, 10 novembre, 256 giorni alle Olimpiadi
Dalla mattina il centro della città è bloccato. Un po’ si passa, ma quasi a ogni incrocio i poliziotti chiedono “dove deve andare?” e indicano un percorso alternativo, un complesso sistema di deviazioni per stradine che mi erano sconosciute fino a oggi. Passo con la moto vicino a punti di osservazione della parata, vedo corriere che scaricano sudditi ansiosi, solo le 10.30 e si comincia alle 15. I disagi sono sopportabili, tutto è organizzato bene, ci sono 26 mila poliziotti dislocati per le strade del centro e un’atmosfera di mobilitazione generale ma senza cataclismi naturali.
Dopo alcuni impegni a Kanagawa torno a Tokyo e cerco di raggiungere un punto vicino al percorso, ma verso le 14 ormai il blocco si è esteso e non si può passare quasi da nessuna parte. Metto giù la moto e cammino verso Aoyama dori, un largo viale che taglia il centro: le strade sono chiuse al traffico e deserte, la folla si ammassa contro il percorso della parata. Non si vede niente. Nemmeno si capisce se la macchina imperiale sia già passata, o cosa stia succedendo. Poi la polizia fa capire che non c’è più niente da vedere, chiedo a una famiglia che se ne sta andando se siano riusciti a vedere qualcosa. Con un sorriso ironico mi dicono “impossibile, siamo arrivati solo mezz’ora prima”. Mi spiegano che sono usciti solo per vedere la città in questo allestimento unico, con le strade chiuse, la gente che cammina sull’asfalto. “È come stare a una sagra, volevamo godercela. Tu di dove sei?”.
In un angolo non troppo nascosto vedo un gruppo dei tipici uomini in completo nero, con le facce caratteristiche degli associati yakuza. Stanno fumando accovacciati davanti a un supermercato, nelle tasche hanno le bandierine del Giappone da sventolare. Sento una ragazza dietro di me dire “ah, ecco delle persone che è meglio non guardare”. Il pomeriggio brillante di novembre termina in un bellissimo tramonto, e la coppia imperiale torna alla sua vita quotidiana di reclusi; chissà se stasera Naruhito si eserciterà alla viola.