Pasqua in Giappone
Questo filo.
C’è una sola a cui mi fa pensare: Pasqua. Uovo di Pasqua. Credo che la ditta che li produce li venda solo a quelli che poi ci legano la carta abbagliante delle uova di cioccolato. Qui non c’è, non si festeggia, e negli ultimi anni mi sono ritrovato settimane dopo a pensare: “Ma è già passata Pasqua?” Anche per il fatto che non è mai lo stesso giorno.
Invece quest’anno. Ho voluto celebrare, sentirmi io ordine con il ritmo dell’anno, e anche se non sono cristiano, ho fatto una cosa sorprendente anche per me: da venerdì santo ho interrotto il consumo di carne. Certo, solo due giorni, ma è stata una piccola privazione che mi ha fatto rendere conto di quanta carne mi cibo normalmente.
Ho trovato l’agnello, in un supermercato di una zona di Tokyo in cui non vado mai. Ne ho comprati chili, che sono finiti sulla griglia, nella pentola con i piselli, e in forno con le patate.
È strano come queste ricorrenze prendano subito un sapore da lacreme napulitane, quando si è emigranti all’estero, ma che ci vuoi fare? L’unica cosa che anche volendo non posso ricreare è la pasquetta nei prati con grigliate violente e interminabili partite di pallone a seguire.