Di passaggio a Ichigaya
I sabati di aprile a Tokyo sono troppo belli per non goderseli in sella a un veicolo a due ruote, scorrazzando nel sole e negli ultimi petali volanti. Sono in vespa, fermo a un semaforo e sul telefonino arriva l’avviso dell’agenzia meteorologica che avverte di un terremoto aggressivo, epicentro a Tochigi. Sento il terreno che vibra, e vedo la luce rossa che ondeggia, ma non mi sembra così potente, invece pare che sia stato forte. È difficile paragonare la forza dei terremoti se non li percepisci nello stesso posto.
Poi vedo un amico con cui organizzo le gite scolastiche a Tokyo di ragazzi delle medie da altre città del Giappone. Di solito gustano un pranzo italiano e parliamo loro dell’Italia. Tutte le visite di aprile sono state cancellate, pare che alcune scuole si trovassero in cittadine che sono state cancellate dallo tsunami. Mi sono sentito tristissimo.
Poi torno a casa, noto che alcuni oggetti non sono esattamente come li avevo lasciati.
Adesso sono le venti e venti, oggi ci sono stati 19 terremoti, finora. Una giornata ordinaria qui a Tokyo, e adesso non resta altro che guardare alla televisione un programma che parla di ristoranti in edifici vecchi ma in cui si mangia bene.