“The” Hanami
Domenica sono andato a fare il pic-nic sotto i ciliegi in fiore al parco di Ueno. È stato bellissimo, come sempre: l’atmosfera del posto e la visione dei petali sotto cui tutti si godono l’incipiente primavera mi hanno rimesso al mondo. Per gli abitanti di Tokyo, soprattutto nella zona est, Ueno semplicemente è lo hanami. La domenica in mezzo alla fioritura c’è gente che ha dormito sul posto per tenere la posizione, poi arrivano eserciti di visitatori, menestrelli che suonano a pagamento, maghi prestidigitatori che girano tra i gruppi di festeggianti per fare i trucchi e racimolare qualche spicciolo, politici che si fanno pubblicità (qualche anno fa è venuto “doctor” Nakamatsu, il sedicente inventore del floppy disc e di altri brevetti meno utili. Lo stesso che si era proposto come sindaco quest’anno).
Domenica c’erano vari operatori televisivi che facevano interviste alla gente chiedendo se non si sentissero in colpa a festeggiare lo hanami nonostante la tragedia dello tsunami. Forse perché la nostra combriccola aveva il cibo più buono di tutti (un mio amico aveva portato il fornello e abbiamo mangiato Oden fatto in casa), forse perché non c’erano altri occidentali in tutto il parco, mi hanno intervistato per il canale 6.
Io ho detto che non si può pensare di stare in lutto per sempre, tutti noi siamo stressati, affaticati, desiderosi di evasione e di una riconciliazione con la natura. L’intervistatore mi ha chiesto se non fosse il caso di ricominciare anche a spendere, visto che facendo circolare il denaro si aiuta l’economia. Ecco, qui ho lasciato da parte la diplomazia che la lingua giapponese porta naturalmente in sé e gli ho detto che secondo me bisognerebbe pensare piuttosto a riformulare il rapporto con l’energia che abbiamo avuto finora. Altroché buttare altri soldi. Spero proprio che questa visione, residuato degli anni ’80 della bolla, sia presto riconosciuta come inattuale, ma non vedo bei segnali in giro.
Poi però mi sono scordato di guardare il programma la sera e magari salta fuori che con un abile montaggio mi hanno fatto dire che dobbiamo spendere per far rinascere il Giappone, che è la stessa tesi che mi illustravano le Kyabajyo (accompagnatrici notturne) del telone vicino al nostro con cui ho fatto amicizia.