Bevetene tutti
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Nello sforzo innato che i giapponesi fanno per non dispiacere nessuno, molti hanno cercato di evitare festeggiamenti, celebrazioni e bevute, negli ultimi tempi. “Con tutta la gente che è morta…non mi sembra il caso” è una frase che ricorre spesso. Penso che più che penitenza sia un’attenzione rispettosa: immaginate come si sentirebbero le persone in lutto e senza casa a vedere della gente che festeggia, magari ubriaca.
Gira in rete questo filmato che però risolve la questione del senso di colpa. Il produttore di un sake (che peraltro è uno dei primi che ho assaggiato qui a Tokyo, si chiama Nanbu Bijin) lancia un appello da Iwate, una zona colpita dal terremoto: “Abbiamo avuto molti danni, e per far ripartire l’economia c’è bisogno che tutti comprino il nostro prodotto”. Non so se tutti gli abitanti di Iwate e del Tohoku siano d’accordo, ma mi sembra un discorso sensato. Continuare a deprimersi e vivere in uno stato di emergenza non fa bene a nessuno; godersi la primavera accompagnandola da un fermentato di riso può invece aiutare a ripartire con la mente più sgombra.
Eppure mi balena una domanda, che non c’entra niente in questa situazione forse, ma me lo chiedo lo stesso. E se per una volta in Giappone si provasse a vivere consumando di meno?