I ciliegi a Tokyo
Finalmente l’aria si è intiepidita, la primavera incalza e io oggi ho fatto un giro in bicicletta nelle zone di Tokyo che mi mettono più a mio agio: Asakusa, Kuramae, Ueno.
Il numero di occidentali nella città è precipitato, e non si vedono turisti stranieri. Sono bastate poche settimane per cambiare gli sguardi dei giapponesi: adesso mi si guarda come una creatura rara, da salutare con un sorriso di complicità. È bastato così poco tempo per trasformare la capitale in un posto isolato, quasi provinciale.
Al parco di Ueno lo stato della fioritura è più indietro di quanto immaginassi, pochi ciliegi sono sbocciati, uno in particolare con i petali chiari, lattiginosi. Mentre passeggio alcuni studenti universitari mi chiedono di impersonare un turista per un progetto video che stanno realizzando, io mi faccio riprendere mentre chiedo indicazioni per andare al museo di storia naturale, quello davanti al quale c’è la statua di una balena in scala 1:1.
Durante le ore di luce naturale non sembra vero che questo mese il Giappone abbia passato i momenti più duri della sua storia postbellica. Troppo retorico paragonare lo spirito giapponese alla vitalità della natura che rifiorisce anche dopo un inverno lungo, sconvolgente e rigidissimo?