Le ultime della sera
Se la situazione finora era irreale, adesso non saprei bene come definirla. Siamo oltre. Tokyo di normale ha solo la forma, ma le attività contenute in essa sono completamente sballate.
Alla televisione le uniche pubblicità sono quelle “progresso” di AC japan.
Si parla delle precauzioni da prendere NEL CASO ci fosse una emergenza radiazioni.
Fa paura.
Allo stesso tempo su un altro canale ci sono programmi comici. A prima vista sembra surreale, ma a pensarci bene è normale che la gente si sia stancata di deprimersi.
Proprio adesso, sotto casa mia, è passato un comitato di quartiere che fa una ronda, come nel Giappone antico, invitando tutti a risparmiare l’energia elettrica per aiutare il paese. Usano due pezzi di legno per richiamare l’attenzione, come nel kabuki.
Io stanotte mi sposto a Kyoto, spero almeno di sciogliere un po’ della tensione accumulata negli ultimi giorni. Non si vede, ma sono stanco morto. Forse, in realtà, si vede. Da quando è cominciata questa serie di cataclismi, non riesco a imparare nuove parole in giapponese, il mio cervello è in modalità emergenza, e riesce solo a coordinare le cose pratiche, le operazioni fisiche da compiere.
La valigia sul letto è quella di un incerto viaggio.