Wanted
Su “Libero” siamo al Wanted, con tanto di foto segnaletiche dei deputati di Futuro e Libertà in prima pagina sotto la parola a lettere cubitali “traditori”. Manca solo l’importo della taglia, ma in compenso ci sono gli indirizzi mail di tutti, con l’invito ai lettori di farsi sentire. Ovviamente il direttore Maurizio Belpietro è consapevole dell’effetto che fa («così vi mettiamo nel mirino», scrive) ma se ne frega. Ci accuserete, dice, di «usare la carta stampata come un manganello» ma «a noi non importa un fico secco». Personalmente ho visto di peggio: tanto tempo fa, sotto alle immagini degli avversari politici, invece delle mail si pubblicavano gli indirizzi di casa, con l’implicito incoraggiamento a darsi da fare. Magari torneremo pure a quello. Di certo la caccia all’uomo del partito dell’Amore ha cambiato segno: dalle blandizie alle intimidazioni, dalle offerte di poltrone alle pulsioni vendicative, dal “metodo Santanché” al “metodo Linch”. L’Italia ha vissuto una lunga stagione dominata dalla paura della violenza delle minoranze, della criminalità organizzata, dei clan mafiosi, ma mai, nella sua storia recente, ha visto una maggioranza al potere usare apertamente la minaccia contro le persone per stroncare la critica e il dissenso. Cosa commentare? L’arroganza e la prepotenza – in un Paese democratico come comunque siamo – possono essere pessime consigliere. Se ne può essere travolti. Le mail agli indirizzi pubblicati da “Libero” stanno già arrivando. Sono molte. La maggioranza assoluta scrive: «Mandatelo a casa».