Questura di Milano rock
Leggendo i giornali del week end mi è venuta in mente l’ultima copertina di Rolling Stones del 2009, che presentò un Berlusconi in “stile Warhol”, incoronandolo rockstar dell’anno (aveva battuto pure Obama). Fece il giro del mondo, quella prima pagina. Il centrodestra commentò con orgoglio le dichiarazioni di Carlo Antonelli, direttore dell’edizione italiana del mensile: «per la vita di Berlusconi la definizione di rock’n’roll va persino stretta. I Rod Stewart, i Brian Jones, i Keith Richards dei tempi d’oro sono pivellini in confronto. La Neverland di Michael Jackson è una mansardina in confronto a Villa Certosa».
Qualche giorno dopo uscì uno spot virale molto cliccato (“Life n’ roll”). La voce narrante era quella, appunto, di una rockstar depressa dalla concorrenza della politica: «Non possiamo più fare finta di niente: a confronto dei politici siamo delle mezze seghe. Sveglia! …nelle auto blu ci sono più festini che nei nostri backstage, le loro intercettazioni sono più porche delle loro interviste, persino le loro madri si vergognano più delle nostre». Profetico. Da rivedere. Senza moralismi, si intende. Il rock’n’roll è fatto così. Mi chiedo solo cosa avrebbe risposto la questura di Milano ad Axl Rose.