A Berlusconi gli abbiamo dato il bollino blu
Nella polemica interna al Pdl irrompe il tema “fascisti carogne tornate nelle fogne”. La sorpresa è che ad aprire il fronte è il Foglio, finora il più moderato nelle cronache e nei commenti su Fini e i finiani. In un articolo di prima pagina Camillo Langone scrive che: 1) i finiani altro non sono che neofascisti ripuliti 2) sono andati con Berlusconi «perché non li voleva nessun altro» 3) le sezioni del Msi erano puzzolenti 4) non possono dare lezioni di legalità perché mettevano le bombe. Echi del ragionamento si trovano anche su Libero, che rispolvera un comunicato del 1985 a firma Granata contro la Digos, che a Padova aveva ucciso un ragazzo dell’Autonomia, per addebitargli una citazione evoliana (anche quella finirà ai probiviri)? E il Giornale per non essere da meno ricorda che Fini «è figlio di uno dei leader più inquisiti della Prima Repubblica, tale Giorgio Almirante». La destra giornalistica dura e pura che rispolvera gli argomenti del vecchio PotOp ispira qualche risata più che uno sbalzo di indignazione. Ma un commento serio vale la pena farlo: fu grazie alla credibilità “morale” di An che il Polo del Buongoverno del Cavaliere potè presentarsi, nel ’94, dopo la tempesta di tangentopoli, con quel nome e quel programma di rupture rispetto alla Prima Repubblica. Magari venivamo dalle fogne, «ma gli abbiamo dato il bollino blu», come mi dice un collega di passaggio. Per il resto, che si divertano con gli anni ’70. Noi abbiamo già dato.