“We skipped the light fandango”
Non sono molte le band a poter dire che la loro prima canzone è diventata una delle più suonate nei luoghi pubblici inglesi degli ultimi ottant’anni: anzi, possono dirlo solo i Procol Harum, che fecero uscire “A Whiter Shade of Pale” il 12 maggio 1967, cinquant’anni fa. Da allora è diventata la colonna sonora di moltissimi film, da Il grande freddo a I Love Radio Rock, è stata suonata a matrimoni e funerali, è stata l’ultima canzone di un sacco di balli studenteschi. E in quella classifica particolare sulle canzoni nei luoghi pubblici, stilata qualche anno fa da BBC, “A Whiter Shade of Pale” è al primo posto. Il titolo arriva da una frase che Keith Reid, il paroliere della band, aveva sentito a una festa; fa riferimento a una persona che impallidisce. Il testo consiste in una serie di citazioni altisonanti poco comuni alle canzoni da classifica pop, a partire dal “light fandango” della prima strofa, che si riferisce alla danza tradizionale spagnola curiosamente citata anche in quella che è la seconda canzone in quella classifica di BBC, “Bohemian Rapsody” dei Queen.
I Procol Harum, che erano nati poco prima come band di progressive rock, cantarono il tutto sopra una base musicale smarmellata e ammiccante, con un organo preso dal “Wachet auf” e una linea di basso che ricordava quella dell’“Aria sulla quarta corda”, entrambe del compositore tedesco Johann Sebastian Bach. Quest’insieme di citazioni alte e atmosfere piacione funzionò benissimo, portando la canzone in testa alle classifiche britanniche e tenendocela per sei settimane, e ai primi posti di quelle internazionali. Poi i Procol Harum vissero principalmente di rendita, infilando un paio di altre canzoni di successo, come “A Salty Dog” e “Homburg”. Esistono ancora, comunque, e ad aprile hanno fatto uscire il loro ultimo disco, Novum: di quelli che c’erano già ai tempi di “A Whiter Shade of Pale” però è rimasto solo Gary Brooker, il pianista e cantante.