In Cina va molto forte una canzone che parla di violenze domestiche
La canzone più recente di Tan Weiwei, popstar molto famosa in Cina, si intitola “Xiao Juan” e parla di misoginia e violenze domestiche, argomenti che hanno fatto iniziare molti dibattiti e discussioni sui social media cinesi. “Xiao Juan” è l’equivalente del nome inglese “Jane Doe”, che di solito si usa per indicare una donna che è morta e di cui non si conosce l’identità o che ha subito abusi e vuole rimanere anonima (per gli uomini “John Doe”). Nel testo della canzone, Tan fa riferimento sia all’atteggiamento misogino diffuso in Cina, sia ad alcuni episodi di violenze domestiche e uccisioni di cui in Cina si è parlato molto negli ultimi anni. La cantante, nota anche come Sitar Tan, è una dei pochi artisti cinesi ad aver affrontato questioni che in Cina sono ancora un tabù e la prima che stia ottenendo così tanta attenzione.
Un video con i sottotitoli in inglese di “Xiao Juan”
Sulla piattaforma video cinese Bilibili, molto visitata dalle adolescenti, il video di “Xiao Juan” è stato visto più di 1 milione di volte. Quando Tan parla di “pugni, benzina e acido solforico” si riferisce all’uccisione di Lamu, una donna a cui l’ex marito aveva dato fuoco lo scorso settembre; quando dice “dal letto nuziale al letto del fiume”, si riferisce al ritrovamento del corpo smembrato di una donna in una fossa biologica lo scorso luglio. Nella canzone inoltre ci sono diverse parole dispregiative, come “puttana”, “prostituta” o “mangiauomini”: tutte contengono il carattere cinese “nü”, che indica la donna ed è una caratteristica che secondo l’attivista Feng Yuan «riflette la misoginia ben radicata nella cultura» cinese.
“Xiao Juan” cantata da Tan Weiwei in un’esibizione dal vivo
Anche se nel 2005 la Cina ha emanato una legge contro le violenze domestiche, secondo molti attivisti non è particolarmente rispettata, soprattutto nelle piccole città e nelle aree rurali. Secondo l’ong che si occupa dei diritti civili delle donne Equality, di cui Feng è co-fondatrice, da quando la legge è entrata in vigore, nel 2016, sui media del paese sono stati segnalati almeno 900 casi di donne uccise dal loro partner, ma si pensa che i numeri siano molto più alti.